Giovane, bella e irregolare
Prima clandestina a processo

Anna Voinova ha 19 anni, lunghi capelli corvini, lucidi, ben curati, occhi azzurri con trucco discreto, è nata in Ucraina ed è badante a Como: è la prima extracomunitaria a processo davanti al giudice di pace per il reato di clandestinità

COMO Anna Voinova ha 19 anni, lunghi capelli corvini, lucidi, ben curati, occhi azzurri con trucco discreto, pantaloni bianchi e giacchetta scura, braccialetto a tre giri, un braccialetto forse da pochi soldi e molto effetto. È nata in Ucraina ed è badante a Como. Non sa e non le importerebbe molto sapere che ieri ha battuto un record: è la prima extracomunitaria a processo davanti al giudice di pace per il reato di clandestinità, quello che sta mettendo i giudici di mezz’Italia e le associazioni umanitarie contro il ministro degli Interni, Roberto Maroni ed ha schierato mezz’Italia, forse di più, a fianco del ministro degli Interni, Roberto Maroni. Però, Anna Voinova forse sa che cosa rischia: una multa variabile tra i 5.000 e i 10.000 euro e l’espulsione dal nostro Paese. Chissà, forse pensa, se le faranno almeno salutare la pensionata ultraottuagenaria che ha in cura, chissà se le faranno raccogliere le sue cose, prima di spedirla via.
È seduta accanto al suo avvocato, Michele Rocchetti, d’ufficio; ogni tanto alza gli occhi e guarda il giudice, Mario Corcione, si gira appena appena verso sinistra quando interviene il pm, Manuela Radice. Questo è un processo, si sta amministrando la giustizia, in nome del popolo italiano, tutto uno Stato, una Nazione, un apparato stanno puntando il dito contro di lei e anche il suo difensore si mette la toga, come nei film, quando comincia la scena clou. È subito colpo di scena, infatti: l’avvocato dice che i datori di lavoro di Anna Voinova hanno presentato domanda di regolarizzazione, versando con il regolare F24 i famosi 500 euro richiesti ed hanno allegato tutta la documentazione del caso. E allora, che stiamo a fare il processo alla 19enne, penserebbe il pubblico, se ci fosse. Non è una clandestina, è una persona, lavoratrice che accudisce ed è ben accudita come le altre 3.000 del territorio comasco in attesa di regolarizzazione, vedi il decreto del governo. Invece, no, la procedura non si salta e ciascuno deve fare il suo. Lo fanno: giudice, cancelliere, pm, avvocato e l’ha fatto anche la polizia, che ha controllato la giovane donna e non l’ha trovata in possesso della ricevuta della domanda di regolarizzazione. Era il pomeriggio del 15 settembre e dal controllo sono emersi elementi che riconducevano ad una sola contestazione. Anzi, ad una sola imputazione: il reato di immigrazione clandestina.
«Capo d’imputazione nullo», obietta l’avvocato. E perché? «Perché contesta l’ingresso clandestino e la permanenza abusiva nel nostro Paese. Ma quando mai? Magari, era entrata due giorni prima da Trieste e avrebbe avuto otto giorni di tempo per chiedere il permesso di soggiorno». Azzeccagarbugli? No, no, alla fine il difensore ottiene quel che voleva ottenere: la sospensione del procedimento, in attesa che il ministero applichi la sanatoria anche ad Anna Voilova, ucraina. Se non la applica, si vedrà: il giudice rinvia al 26 febbraio 2010 per ogni decisione ed è stato a lungo in camera di consiglio, ieri mattina, perché doveva esaminare una raffica d’eccezioni presentata dall’avvocato e certo il pubblico ministero ha svolto la propria parte. Tutto questo trascritto a mano, come nel secolo scorso. I giudici di pace devono occuparsi di reati, non solo di bagattelle, dettando parola per parola al cancelliere: i tempi raddoppiano ed anche la concentrazione, ma se fosse solo questo, sarebbe niente. Il problema vero è se un’ombra dai capelli corvini e dagli occhi azzurri ha diritto alla luce e come lei altre migliaia che potrebbero essere controllate da un momento all’altro e non hanno l’F24 in tasca. Insieme alla foto dei propri cari lontani.
Maria Castelli

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