Paratie, nel '98 il progetto
non arrivò in consiglio

Era l’ottobre del 1998, il 21 ottobre per la precisione. Sul tavolo della giunta arrivò la delibera numero 979 denominata «opere di difesa e di protezione dalle esondazioni del lago nel comparto di piazza Cavour - lungolario Trento e Trieste. Approvazione in linea tecnica del progetto esecutivo». Lì iniziò il caso paratie

COMO Era l’ottobre del 1998, il 21 ottobre per la precisione. Sul tavolo della giunta (allora sindaco era Alberto Botta, vice Paolo Mascetti e tra gli assessori ancora oggi a Palazzo Cernezzi c’erano Fulvio Caradonna e Stefano Bruni oltre a Pierangelo Gervasoni attualmente consigliere) arrivò la delibera numero 979 denominata «opere di difesa e di protezione dalle esondazioni del lago nel comparto di piazza Cavour - lungolario Trento e Trieste. Approvazione in linea tecnica del progetto esecutivo». In quel documento il muro, o meglio una parte del muro, già c’era. Ma allegato a quel documento («visto altresì l’allegato parere del ragioniere capo» si legge nella delibera) c’era un foglio datato 20 ottobre che diceva testualmente: «Nulla da eccepire sul piano della regolarità contabile. Si rileva, comunque, che l’argomento non è mai stato sottoposto all’esame del consiglio comunale, al quale la legge Merloni attribuisce la competenza esclusiva ad approvare i progetti preliminari. A parere dello scrivente (il ragioniere capo di allora Domenico Sinicropi, ndr) non può ritenersi superfluo tale passaggio solo per il fatto che nel 1995 (già vigente la legge citata) la giunta comunale approvò un progetto di massima, tanto più che la spesa prevista di 16 miliardi di lire oggi viene quantificata in 26 miliardi e 500 milioni di lire». In pratica il progetto avrebbe dovuto andare in consiglio comunale. Nello stesso documento si legge anche un’aggiunta a penna firmata dal segretario generale reggente Domenico De Cesare: «Si condivide il parere su espresso (si riferisce al parere del ragioniere capo, ndr) e si riafferma la competenza del consiglio comunale».
Lo stesso assessore ai Lavori pubblici, Fulvio Caradonna, dopo la giunta dichiarò ai giornali: «Non voglio fare l’errore commesso nella scorsa tornata amministrativa durante la quale venne scavalcato il consiglio. Nei prossimi giorni, inoltre, chiederò a tutti gruppi consiliari di partecipare a un incontro con i tre progettisti per potersi preparare».
Invece gli anni passarono e in consiglio comunale arrivarono solo mozioni (da ricordare quelle di Udc e Lega per la pedonalizzazione del lungolago e la realizzazione del tunnel con annesso parcheggio sotto piazza Cavour). Il progetto paratie non passò mai al vaglio dei consiglieri comunali e non passò più nemmeno in giunta (nel 2005, ultima modifica del progetto, non ci fu una delibera dell’esecutivo ma una semplice determinazione dirigenziale). Da allora soltanto determine dirigenziali fino ad arrivare alla realizzazione del muro (la variante mai approvata include di fatto l’innalzamento a un metro degli ultimi 70 metri mentre nei restanti 70 circa era già previsto, proprio nella delibera di giunta del 2008). Si arriva così alle proteste di questi giorni. Il consiglio comunale analizzerà il tema delle paratie in una seduta straordinaria convocata per lunedì prossimo, ma non è prevista almeno per ora la presentazione di delibere di indirizzo. Ci sarà, invece, la richiesta del Pd di sfiduciare l’assessore Caradonna. Il caso comunque approderà in aula undici anni dopo la delibera di giunta di quel 21 ottobre. E lo farà per discutere del muro che dovrà essere raso al suolo.
Gisella Roncoroni

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