Bisca clandestina al bar
Pensionati nei guai

Mille euro a testa di risarcimento morale per due pensionati che giocavano a carte, per soldi: l’ha disposto il giudice Gian Luca Ortore, con una sentenza che ha chiuso un processo da “corte dei miracoli”, personaggi caratteristici in scena. Era una causa per calunnia: una quarantenne comasca, Elisabetta Fasola, nel maggio 2006, aveva denunciato lo smarrimento di un libretto d’assegni. Invece gli assegni erano stati portati all’incasso da due pensionati, Francesco N., 62 anni e Luigi Z.,72 anni, i quali li avevano ricevuti da Matteo Nanni, 47 anni, comasco: con loro aveva giocato a carte, in un bar di via Bignanico, aveva perso 14.000 euro e aveva staccato assegni da un blocchetto portato al momento da Elisabetta Fasola. Assegni scoperti e come dirà Luigi Z., «io mettevo i contanti e il signore i coriandoli». Depositati gli assegni in banca, qualche giorno dopo erano stati avvertiti: non ci sono fondi. Mai e poi mai, nel dibattimento, si è parlato di gioco d’azzardo, neppure accennato nel capo d’imputazione, ma anche per le domande del giudice e del pm, Vanessa Ragazzi, è stato tratteggiato uno “spaccato di vita”, nell’ombra delle periferie cittadine: girerebbero soldi anche fuori dai Casinò, bische di Stato autorizzate e non si sa quanto il fenomeno sia diffuso. Il gioco in oggetto è la “concia” e lo stesso giudice si è incuriosito, ha chiesto che cos’è. Risposta di un testimone d’accusa: «Come faccio a star qui a spiegare che cos’è la concia? Sono già finito nei guai due volte per questo gioco e poi dentro qua mi manca il fiato», ha detto. Dentro qua è la solenne aula del tribunale, dove il pubblico ministero ha chiesto al termine del dibattimento tre anni di reclusione per Matteo Nanni, anche per le recidive specifiche. Era imputato di concorso in calunnia, per la falsa denuncia di uno smarrimento che non esisteva: gli assegni riportavano firme non veritiere, ma non si saprà mai chi le ha messe. «Non ci sono le prove del concorso in calunnia», l’ha difeso l’avvocatessa Barbara Rossi. Ma la parte civile, rappresentata dall’avvocato Massimo Floriani, ha chiesto non solo la restituzione dei 14.000 euro vinti al gioco, cioè i danni patrimoniali, ma anche quelli morali. Che sia gioco d’azzardo, proibito o no, comunque il titolo per esigerli c’è ed è un assegno, ancorché cabriolet. Avevano vinto, dovevano essere pagati e, in effetti, questo principio non è stato discusso. Atti trasmessi in Procura per falsa testimonianza di Elisabetta Fasola, già uscita per patteggiamento dalla causa, ha ordinato il giudice. Condanna a due anni e tre mesi di reclusione, non sospesa, per Matteo Nanni e risarcimento patrimoniale con la messa in esecuzione dei titoli. Ma i danni morali sono stati quantificati subito, mille euro. «Per me - ha detto Luigi Z. - la storia poteva anche finire lì, quando la banca ha detto che l’assegno era scoperto. Invece, mi trovo qui e mi dispiace, è la prima volta in vita mia».

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