Scuole con le casse vuote
E la famiglia deve pagare

Casse scolastiche vuote, tocca alle famiglie riempirle. Accade in due scuole superiori, gli Itis “Magistri Cumacini” e il “Caio Plinio” che, quest’anno, hanno aumentato il cosiddetto “contributo volontario”: una somma di denaro versata dai genitori degli alunni per le attività didattiche

COMO Casse scolastiche vuote, tocca alle famiglie riempirle. Accade in due scuole superiori, gli Itis “Magistri Cumacini” e il “Caio Plinio” che, quest’anno, hanno aumentato il cosiddetto “contributo volontario”: una somma di denaro versata dai genitori degli alunni per le attività didattiche che, col passare del tempo, sta perdendo l’iniziale connotazione volontaria per diventare un obbligo. Tant’è che molti presidi lo chiamano ormai “tassa scolastica” che, senza una valida giustificazione, deve essere corrisposta da tutti senza distinzioni. Una tassa che, generalmente, è più alta negli ultimi tre anni, in cui non c’è più la scuola dell’obbligo, e negli istituti professionali che devono pagare alte spese di gestione dei laboratori: che, negli ultimi anni, è andata continuamente ad aumentare in corrispondenza del maggior accumulo di credito degli istituti nei confronti dello Stato.
«Nella mia scuola – dice Gerardo Iannone, dirigente amministrativo della “Magistri” – il contributo delle famiglie è aumentata di 10 euro per la prima superiore e di 25 per le altre classi. Un aumento deciso per coprire tutte le spese senza chiedere altro in corso d’anno contando anche il fatto che, dal 2002 ad oggi, lo Stato non ci ha dato fondi per oltre 298 mila euro: una mancanza che ha creato un buco nelle casse della scuola che, ogni anno, ci costringe a ricorrere agli anticipi di cassa per pagare bidelli e professori. Un altro problema è l’autonomia scolastica che, dal punto di vista  finanziario, è inesistente: lo Stato infatti non dà un fondo complessivo a disposizione della scuola ma più fondi divisi per settore molto spesso insufficienti. Basti pensare che, per il funzionamento amministrativo e didattico, non viene dato nessun fondo. Per questo il contributo volontario diventa indispensabile: spero di non doverlo usare mai per pagare i dipendenti».
Stessa situazione anche al “Caio Plinio” dove, al biennio, il contributo è aumentato di 20 euro passando da 80 a 100 euro: «Non abbiamo ancora riscosso – dice la preside Magda Zanon - il credito degli esami di stato per cui abbiamo pagato i professori con la nostra cassa che ormai piange». Più colpita di tutte, fra le scuole, il “Pessina” che, precisa il preside Giuseppe Palmucci, vanta un credito di circa 600 mila euro. «Senza questi fondi – precisa il direttore amministrativo Antonio Scauzillo – non possiamo pagare le ore aggiuntive che i docenti fanno nei diversi progetti e, di conseguenza, saremo costretti a non farli. Oltre a non poter pagare supplenze e indennità per gli esami di Stato abbiamo, come istituto professionale, difficoltà a finanziare i progetti sulla “terza area”: corsi di sei ore settimanali, per quarte e quinte superiori, che servono ad avvicinare i giovani al mondo del lavoro e alle attività produttive del territorio».
Matteo Borghi

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