Fondi per il tessile in crisi
Como rischia l'esclusione

Il distretto tessile di Prato ha chiesto e ottenuto dalla Regione Toscana il riconoscimento dello stato di crisi ed è in attesa di fondi governativi. A Biella si stanno muovendo sulla stessa scia. E Como? Rischia di rimanere al palo e senza alcun contributo

COMO Il distretto tessile di Prato (basta citare la maxi manifestazione con 8mila persone del febbraio scorso) ha chiesto e ottenuto dalla Regione Toscana il riconoscimento dello stato di crisi ed è in attesa di fondi governativi. A Biella si stanno muovendo sulla stessa scia. E Como? Rischia di rimanere al palo e senza alcun contributo semplicemente perché non si è ancora attivata per chiedere al Pirellone l’attestazione che determina lo stato di crisi. Senza questo documento è totalmente inutile sperare in un intervento economico dello Stato.
La legge, infatti, parla chiaro. E più precisamente si tratta del decreto attuativo della legge 99 del 2009 "Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese nonché in materia di energia" che fisserà i parametri per accordare lo stato di crisi e, quindi, i fondi. Se Como non si muove resterà a mani vuote. È da qui che parte l’appello del deputato comasco Nicola Molteni alle associazioni di categoria, al mondo delle imprese e alle istituzioni locali. L’obiettivo deve essere quello di lanciare la richiesta di aiuto alla Regione per il distretto comasco del tessile per quello canturino-marianese del legno arredo. «Il governo - spiega il parlamentare leghista - ha messo a disposizione uno strumento legislativo per sostenere le situazioni di crisi economiche dei distretti industriali più importanti. Como non può perdere questa ennesima occasione e bisogna immediatamente attivarsi per avanzare la richiesta di crisi alla Regione. E questo va fatto subito perché, tra pochi mesi, ci saranno le elezioni regionali con il rischio di una sospensione totale dell’azione amministrativa durante la campagna elettorale. Questo significa il rischio di vedersi sopravanzare da altre realtà territoriali». Insomma, meglio rimboccarsi le maniche adesso prima di vedere l’ennesimo treno passare restando immobili vicino al binario e poi iniziare a piangersi addosso. La via d’uscita, secondo Molteni, è il tavolo della crisi coordinato dalla Camera di Commercio: «Serve un momento di confronto territoriale importante per attivare la procedura di crisi da inviare in Regione e, da lì, al ministero dello sviluppo economico. Chiederò al presidente De Santis l’immediata convocazione del tavolo per discutere e capire circa la volontà di utilizzo di questo strumento normativo e della necessità di attivare immediatamente la richiesta dello stato di crisi sul modello di quanto richiesto da Prato per far si che anche il distretto comasco possa farsi trovare pronto al momento dell’attuazione dei decreti attuativi». Tempi? Devono essere veloci. «Ho già chiesto - chiude il deputato - che il decreto venga emanato il più rapidamente possibile e vigilerò, una volta chiesto lo stato di crisi, che i fondi vengano assegnati anche a Como». Ma il primo passo spetta al Lario.
Gi. Ro.

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