Doccia fredda sul Sant'Anna
"Monoblocco da abbattere"

Contrordine, il monoblocco va abbattuto. Almeno questo è il parere del ministero dei Beni e delle Attività culturali (direzione regionale) inviato a Palazzo Cernezzi lo scorso 9 agosto, ma emerso soltanto nelle ultime ore

COMO Contrordine, il monoblocco va abbattuto. Almeno questo è il parere del ministero dei Beni e delle Attività culturali (direzione regionale) inviato a Palazzo Cernezzi lo scorso 9 agosto, ma emerso soltanto nelle ultime ore.
Gli addetti del ministero non hanno partecipato, a fine luglio, alla prima riunione della cosiddetta "vas"(valutazione ambientale strategica, in pratica un’analisi dettagliata degli impatti e dei singoli aspetti di un progetto di ampie dimensioni), ma pochi giorni dopo hanno rilevato una serie di osservazioni. Due i punti contestati: la mancata demolizione del monoblocco «che impedisce la libera visuale del paesaggio della zona a verde sovrastante l’ospedale dalle aree pubbliche che la fronteggiano (strada, ferrovia), ripristinando l’effetto paesaggistico dell’ospedale nell’impostazione originaria del 1936». Il monoblocco è stato infatti costruito in pieno boom demografico, tra il 1965 e il 1975 su progetto dell’architetto Rossi e completato dal collega Testori, capo della ripartizione tecnica dell’ospedale.
Nella variante approvata dalla giunta (in attesa di arrivare in consiglio comunale) si prevedeva espressamente «il mantenimento e recupero dell’edificio denominato monoblocco». E il Comune aveva anche presentato delle immagini di come avrebbe dovuto essere l’edificio (era il 27 aprile scorso): l’allora assessore all’Urbanistica RobertoRallo (oggi revocato e fuori dall’esecutivo) aveva lanciato l’ipotesi di un concorso di idee per la sistemazione della facciata. Il gruppo dei liberal in consiglio aveva avviato una vera a propria crociata per difendere la cittadella sanitaria e l’edificio e, adesso, bisognerà vedere le ripercussioni politiche della novità. La prima cosa da chiarire è se il parere del ministero sia o meno vincolante e, comunque, cosa intenderà fare Palazzo Cernezzi. Il sindaco Stefano Bruni, dopo essere stato costretto ad accettare la cittadella sanitaria, aveva quantificato in circa 10 milioni di euro il risparmio calcolando le mancate demolizioni, la bonifica (impossibile dire lo stato del sottosuolo, ma rischia di essere come la Ticosa) e la ricostruzione. L’addio al monoblocco rischia di creare un problema difficilmente quantificabile alla cittadella sanitaria. «La valutazione della Regione - aveva detto il sindaco - è stata molto positiva, anche in termini di fattibilità economica. C’è condivisione sulla scelta di non abbattere il monoblocco e mi sembra un fatto importante». Nella delibera della giunta con la variante urbanistica (datata mercoledì 5 agosto), si stabilivano i criteri operativi e, al punto uno, c’era «il mantenimento e recupero degli edifici  appartenenti al complesso originario e del monoblocco, il quale ha assunto indubbiamente valore simbolico all’interno dell’ambito, in quanto elemento identificativo del complesso ospedaliero negli ultimi trent’anni».
Il problema non è soltanto il monoblocco. Il ministero contesta anche «la mancata demolizione» del fabbricato ora occupato da medicina, geriatria e neurologia destinato dalla variante al recupero per terziario e residenziale. E la doppia bocciatura si rifa al decreto con cui - la stessa direzione - nel 2008 aveva apposto il vincolo storico-artistico ai fabbricati come il padiglione di ingresso su via Napoleona e sulla cappella mortuaria.
Gi. Ro.

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