Addio, Consorzio dell'Adda
Al Lario penserà la Regione

Il Consorzio dell’Adda passerà dallo Stato alla Regione Lombardia. In altre parole, sarà il Pirellone a gestire tutta la complessa materia che riguarda la regolazione del lago, le immissioni dalle dighe a monte e le derivazioni di valle, altezze e abbassamenti

COMO Il Consorzio dell’Adda passerà dallo Stato alla Regione Lombardia. In altre parole, sarà il Pirellone a gestire tutta la complessa materia che riguarda la regolazione del lago, le immissioni dalle dighe a monte e le derivazioni di valle, altezze e abbassamenti: lo prevede il progetto di legge approvato il 23 settembre scorso dalla giunta Formigoni, su proposta di diversi assessorati, dedicato alle nuove norme per il governo delle acque e per la difesa del suolo nei sottobacini idrografici della Lombardia. Nuove norme che dovrebbero entrare in vigore nel 2011, poiché tutto l’anno prossimo dovrebbe essere riservato alle approvazioni del progetto e alle procedure del caso. I tempi dovrebbero in ogni caso essere più brevi rispetto a quelli in corso dal 1998 per il passaggio della navigazione dalla gestione governativa a quella regionale, uno dei tasselli rimasti fuori dalla riorganizzazione degli altri servizi di trasporto: strade, autostrade e ferrovie sono ora di competenza del Pirellone, il quale, verosimilmente, per le vie d’acqua attende di conoscere l’entità delle dotazioni finanziarie a corredo del patrimonio trasferito.
Il trasferimento della regolazione del lago è previsto dal comma K dell’articolo 3 del progetto di legge. Affida alla Regione «la nomina di regolatori per il riparto delle disponibilità idriche, qualora tra più utenti debba farsi luogo al riparto delle disponibilità idriche di un corso d’acqua sulla base di singoli diritti o concessioni ai sensi dell’articolo 43, comma 3 del Regio Decreto 1775/ 1933» ed è il caso del fiume Adda. E tra le nuove funzioni regionali indicate dal comma. anche «l’affidamento della concessione della regolazione dei laghi di interesse interprovinciale ed interregionale» ed è il caso del Lario. Impossibile, al momento, stabilire se la Regione lascerà vivere il Consorzio dell’Adda, riservandosi di nominare propri rappresentanti, concedendogli la gestione del lago come adesso è concessa dal ministero. Nel progetto di legge, a dire il vero, la giunta ha individuato l’Ente regionale dell’agricoltura e delle foreste come il proprio braccio operativo, ma quella che si apre è una bella partita, nella città più bassa del proprio lago, sprofondata per il fenomeno della subsidenza e che ormai da vent’anni, progetta di salvarsi dagli allagamenti e dalle esondazioni con il Mose del Lario.
Al di là e al di qua del muro, torna l’ipotesi di sempre: una diversa regolazione dei livelli sull’idrometro, per tenere un margine di salvaguardia dalle piene, ma le manovre del Consorzio più volte negli anni scorsi hanno ridotto i volumi delle fuoriuscite. L’assenza di regolazione avrebbe infatti sommerso Como. Il nuovo problema: il lago di Como è un "acquedotto" della Lombardia ed ha perciò funzioni di riserva idropotabile, cioè deve immagazzinare acqua  da rendere disponibile in caso di siccità. Invece,è  la secca il fenomeno in atto: ieri, il lago era addirittura a 29 centimetri sotto lo zero idrometrico, con un afflusso di 50 metri cubi al secondo contro 85 di deflusso. Il limite massimo sottozero è 40 centimetri: ancora più basso comprometterebbe sponde, navigazione, piscicoltura, impianti fognari scoperti. Dal primo gennaio, rispetto all’anno scorso, sono venuti a mancare 270 milioni di metri cubi d’acqua: finora, il 2009 è stato un anno di siccità, il settimo anno scarso e il lago, muro o non muro, non esce nemmeno in sogno.
Maria Castelli

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