Scuola: stipendi bassi,
presidi quasi "poveri"

C’è chi non arriva a duemila euro netti al mese. E chi è giunto a fine carriera si attesta intorno ai 2.700, al massimo 2.800 euro. Gli stipendi dei presidi comaschi, pubblicati sul sito dell’Ufficio scolastico regionale (www.istruzione.lombardia.it), sono lontani anni luce da quelli di tanti altri dirigenti pubblici

COMO C’è chi non arriva a duemila euro netti al mese. E chi è giunto a fine carriera si attesta intorno ai 2.700, al massimo 2.800 euro. Gli stipendi dei presidi comaschi, pubblicati ieri sul sito dell’Ufficio scolastico regionale (www.istruzione.lombardia.it), sono lontani anni luce da quelli di tanti altri dirigenti pubblici. Un preside con l’anzianità massima, per esempio, guadagna un quarto del “paperone” di Palazzo Cernezzi, il segretario generale Nunzio Fabiano (215.838 euro lordi all’anno) e circa la metà rispetto al dirigente del settore legale Antonietta Marciano (seconda nella classifica di Palazzo Cernezzi con 147.436 euro) oppure ad Antonio Viola, responsabile del settore acqua e strade e direttore dei lavori delle paratie (118.153 euro). Se poi si tratta di un preside con pochi anni di esperienza, il paragone con i dirigenti di Palazzo Cernezzi diventa ancora più impietoso. «Abbiamo enormi responsabilità, dalla didattica alla sicurezza, fino al bilancio - commenta il dirigente scolastico della Ripamonti Pasquale Clemente - ma ci considerano sempre l’ultima ruota del carro all’interno del settore pubblico. Dovremmo lavorare 36 ore a settimana, spesso arriviamo quasi al doppio. Il nostro compito è formare i professionisti e i cittadini di domani, non mi pare secondario... Eppure i riconoscimenti dal punto di vista retributivo non esistono. A farci andare avanti sono la passione, lo spirito di servizio e le piccole soddisfazioni che ogni tanto si ottengono». I dirigenti scolastici aspettano il rinnovo del contratto da quattro anni: «Si era parlato della possibilità di equipararci alla dirigenza pubblica, poi si è arenato tutto - dice Clemente - Tra l’altro, se è vero che gli stipendi dei presidi sono bassi, lo stesso vale per i docenti, che rivestono un ruolo altrettanto importante». L’obbligo di pubblicare su Internet curricula e stipendi annui, messo nero su bianco nella legge 69 del 18 giugno scorso, era stato salutato con favore, non a caso, dagli stessi presidi comaschi: «In questo modo - era stato il commento unanime - i cittadini si renderanno conto delle gratificazioni che riceviamo dallo Stato...».
Le differenze tra gli stipendi lordi dei presidi, pubblicati nella scheda in pagina, hanno una spiegazione: «Influisce soprattutto l’anzianità di servizio, ma anche la tipologia di scuola diretta modifica in parte l’entità della retribuzione - spiega il numero uno del Giovio Sergio De Felici - Le voci che vanno a comporre lo stipendio totale, riportate nelle tabelle sul sito, variano invece in base al periodo in cui si è diventati presidi. I “vecchi” presidi di ruolo, per esempio, hanno la retribuzione individuale di anzianità, mentre per quelli partiti come presidi incaricati compare la dizione “assegno ad personam”, che è di fatto il riconoscimento del lavoro svolto nella fase iniziale. Ma ci sono anche altre tipologie». Non cambia, però, la sostanza: quegli stipendi sono bassi. E sono gli stipendi di chi si occupa di formare le nuove generazioni. Non se la passa molto meglio, peraltro, il provveditore reggente Claudio Merletti, che si ferma a 68.845 euro lordi annui. Appena duemila euro in più del preside comasco più “ricco”.
Michele Sada

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