Boom case vacanza, scatta la tassa

I portali devono versare al fisco il 21% di ogni affitto sotto i 30 giorni

Solo in città 250 strutture, quasi tutte in centro

È entrata in vigore ieri la tassa Airbnb, sono interessate 250 case vacanza in città e altre 350 nell’hinterland di Como. Il meccanismo, in teoria, è semplice. Diventa obbligatorio per gli intermediari immobiliari, quindi tutti i portali online come booking o homeaway, giusto per citare i più comuni e conosciuti, operare la ritenuta del 21% sugli affitti delle locazioni brevi, non oltre i 30 giorni, incassati e versati ai locatori.

La norma prevede che questi siti operino la ritenuta all’atto dell’accredito, vuol dire che una volta che il turista ha pagato, i soldi possono rimanere nelle tasche di booking e Airbnb per un certo periodo prima che vengano consegnati al proprietario della casa, a quel punto fatta la ritenuta dovrà essere versata entro il 16 del mese successivo. In termini più elementari significa che le tasse le paga in automatico direttamente il sito online, non più il singolo host, la persona che mette in affitto l’appartamento. È un tentativo di far emergere il nero, un fenomeno che difficilmente si riesce a contrastare con efficacia. Anche a Como le fiamme gialle hanno effettuato diverse sanzioni.

Le nuove norme regionali che di recente hanno tentato di regolarizzare questo settore a Como hanno fatto balzare in pochi mesi le case vacanza dichiarate al Comune da 154, era la fine del 2016, a 230, all’inizio del 2017.

La crescita di queste strutture è costante in città, sul lago, ma anche nella cintura comasca dove si contano circa 350 offerte tramite Airbnb, la maggior parte si concentra a Cernobbio, Blevio e Brunate. Gli host del lago di Como, un gruppo Facebook molto numeroso e ben organizzato di persone che affittano casa, non sembrano preoccupati.

Il commento medio è: «Per me non cambia nulla». Anzi, per chi già paga le tasse è meglio, non bisogna più portare liste, conti e compensi a commercialisti e caf, faranno tutto i portali internet. Sempre se colossi come Airbnb decideranno di sottostare a questa nuova legge, pagare le tasse in Italia infatti è molto sconveniente per queste società internazionali che spesso hanno sede all’estero, magari in Irlanda. Non a caso proprio Airbnb sta valutando delle contro mosse, dichiarandosi contrario alla cedolare secca. «E’ da tempo che questo meccanismo era in discussione – commenta Andrea Camesasca, albergatore comasco con la delega al turismo nella Camera di Commercio di Como – mi pare sensato, giusto nei confronti dei tanti che le tasse le pagano. Hotel e alberghi sono gravati da una tassazione enorme». «Benissimo far emergere il sommerso – dice Luisa Bonincontro, referente dell’associazione Ospiti in casa che riunisce novanta bed and breakfast nel bacino lariano – la legge però è ancora poco chiara, occorrerà attendere le disposizioni di attuazione, per specificare i rapporti con l’Agenzia delle Entrate».

Se i pagamenti tra ospiti e proprietari sono diretti non c’è nessun nuovo obbligo, quindi i b&b che non utilizzano intermediari non sono interessati, a meno che non lavorino anche con siti come Airbnb, modalità sempre più frequente anche tra gli albergatori e gli hotel.n 
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