«essere genitori
in un’epoca difficile
Parliamone insieme»

Giovedì 21 maggio, le Primavere di Lecco ospiteranno al Teatro della Società il pedagogista Raffaele Mantegazza, che affronterà il tema “Figli e genitori. Prospettive di dialogo oltre i luoghi comuni” (ingresso libero e gratuito, iscrivetevi su www.leprimaveredilecco.it).

In tema di educazione dei figli quali sono i luoghi comuni più frequenti?

In questo contesto i luoghi comuni si sprecano. Uno dei più gettonati è quello sul tempo che dedichiamo ai nostri figli. Si sente spesso il ritornello secondo cui non è importante la quantità del tempo che dedichiamo loro, ma che conta è la qualità. Ebbene, non è assolutamente vero. Dedicare tempo ai nostri ragazzi è indispensabile.

Tutti devono sapere che quando si è genitori non si deve rinunciare a tutto ma certamente il tempo per tante attività che facevamo prima va ridotto. Paradossalmente questo è ancora più vero quando i nostri figli sono adolescenti. Sembra che la nostra presenza sia per loro superflua, in casa magari si ha l’impressione che ti ignorino, ma è proprio in quelle situazioni che essere al loro fianco è di grande importanza. I nostri figli devono sapere che ci siamo e dedicare a loro il nostro tempo è un segnale forte.

Come fare a superare il muro della tecnologia che spesso si frappone tra genitori e figli?

Sembra che internet, facebook ed i social network in generale, occupino la mente e le forze dei ragazzi e che noi “vecchi” si sia irrimediabilmente fuori gioco. Non è così. Anzi, proprio per l’invasione della tecnologia il rapporto fisico e personale diventa indispensabile e non può essere sostituito. Anche le liti, quelle belle ed accese discussioni che sono all’ordine del giorno in certe fasi della crescita di un ragazzo, diventano un modo per “stare insieme”. Nel contesto odierno va recuperato il “potere” di essere genitori.

Come va vissuta oggi la famiglia?

Altra pericolosa tendenza è quella di interpretare la famiglia come un universo chiuso. A questo proposito il luogo comune più frequente recita che “i panni sporchi si lavano in famiglia”. Questo accade soprattutto quando ci sono problemi grossi, come può essere l’uso di droghe. La prima reazione è quella di chiudersi a riccio, di tenere tutto dentro le quattro mura di casa, ed è un errore grave. Proprio in quei casi è invece fondamentale la condivisione. Ci sono oggi condomini in cui abitano decine di bambini e ciascuno vive in un mondo parallelo. Bisogna, al contrario, recuperare la bellezza dello stare insieme: oggi faccio merenda da te e domani tu ceni a casa mia e così via. Ed anche i genitori devono imparare a confidarsi, a condividere le proprie difficoltà con gli altri, che magari hanno già affrontato i problemi che li angosciano. Dobbiamo recuperare l’idea che i figli sono “figli del mondo” e che noi siamo una comunità.

La tentazione è quella di credere che qualcuno ci possa risolvere i problemi. E’ così?

Non dobbiamo pensare che un incontro come quello di giovedì sera sia la soluzione di tutto. Supporre che adesso arriva l’esperto e ci risolve i problemi sarebbe un mastodontico errore. Quello che cercherò di proporre è semplicemente l’idea della necessità di condividere i problemi. Dobbiamo imparare a farci delle domande, il che è meglio che inseguire delle risposte risolutive che non esistono.

Nessuno ci può insegnare come si diventa dei bravi genitori. Questo incontro vuole proporre riflessioni e soprattutto discussioni con il pubblico; non ci sono “esperti” che hanno capito tutto a proposito dell’educazione dei figli e ti possono “insegnare il mestiere”, al contrario è necessario capire insieme quali siano le domande migliori da porsi sul difficilissimo ma splendido mestiere di genitori.

Noi adulti non sappiamo più fermarci a pensare. E i nostri figli?

Anche loro devono imparare a fermarsi e riflettere. Vedo bambini molto piccoli che non hanno un minuto di pausa; vanno a scuola, in piscina, a lezione di piano senza fermarsi mai. Invece, anche loro devono apprezzare gli spazi in cui non c’è niente da fare. L’importante non è fare tantissime attività, ma farne poche e bene.

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