Furti in casa, voglia di ronde
Il prefetto: «State calmi»

Denunciati 2.358 episodi, il 27% in più del 2012 - I residenti organizzano pattuglie notturne. I sindacati di polizia: «Anche noi vittime, li capiamo». E in alcuni Comuni si stipulano contratti di vigilanza con istituti privati

Scotta il cofano della volante ferma accanto ai cartelli pubblicitari ritti come soldati di guardia lungo la provinciale di Lipomo. È il calore della tensione e della stanchezza, e dei chilometri macinati ininterrottamente su e giù per i colli che dividono il capoluogo dai Comuni dell’Erbese, o tra le curve morbide della Garibaldina o ancora tra le villette a schiera allineate ai bordi della Statale dei Giovi, da Fino a Vertemate, da Cermenate a Bregnano, dove da settimane, ogni notte, i ladri d’appartamento accumulano record che sconvolgono le statistiche ministeriali.

Il prefetto di Como Michele Tortora invita tutti alla calma - ché l’allarme sociale è un problema di ordine pubblico tanto quanto quello dei saccheggi, se non forse di più - ma intanto conferma: «Nei primi dieci mesi del 2013 si sono verificati 2.358 furti in abitazione, con un incremento del 26,96% sul medesimo periodo dell’anno precedente, quando i furti denunciati furono 1.999. Sono dati ancora non assestati, che potrebbero subire qualche piccolo aggiustamento da qui alla fine dell’anno. Ma la sostanza non cambia . È evidente che l’incremento è significativo».

«Gli sforzi delle forze dell’ordine, che sono comunque rapportati all’effettiva disponibilità delle risorse che possiamo mettere in campo - dice ancora il prefetto -, devono comunque essere sostenuti da una cooperazione generale, che vede tra i protagonisti gli enti locali ed i cittadini stessi.I Comuni possono aiutare incrementando le risorse a disposizione nel settore della sicurezza, compatibilmente con i difficili problemi finanziari che si trovano ad affrontare. Quindi, più agenti di polizia locale sulle strade, specie di sera, più videosorveglianza, più illuminazione. Ma è fondamentale anche la collaborazione dei cittadini. Capisco il disorientamento, ma la situazione non è allarmante e può essere affrontata soprattutto con la creazione di una “rete di vicinato” e rivolgendosi con fiducia alle forze dell’ordine per qualsiasi evenienza. Meglio fare una telefonata in più, magari per un falso allarme, piuttosto che girare la faccia dall’altra parte…»

. Fatte salve alcune isole felici, come nei paesi dell’alto lago dove - nonostante le iniziative di chi vorrebbe istituire ronde anche da queste parti - i dati confermano un raro trend al ribasso, il clima generale è devastante.

Né aiutano le dichiarazioni rese l’altroieri a Roma dal capo della polizia Alessandro Pansa: «Ogni tanto - ha detto - qualcuno mi chiede di aumentare il livello dei controlli in alcune città o in alcune parti del Paese. Voglio essere chiaro con tutti: oggi non siamo in grado di accrescere la sicurezza in nessuna parte del territorio nazionale».

E se il messaggio di Pansa vale per Roma o per le grandi città, figurarsi per la provincia di Como, quassù, ai confini dell’impero.

«Ci stiamo sgretolando» è il messaggio che arriva dai sindacati di polizia, mentre sempre più amministratori, convogliando le richieste di aiuto che arrivano dai residenti, meditano su come innalzare gli standard di sicurezza, rivolgendosi direttamente a istituti di vigilanza privata. Come a Binago, o come a Villa Guardia, dove i furti mettono tutti d’accordo, maggioranza e opposizione, o ancora come a Olgiate e a Beregazzo dove la Lega, cui le rispettive amministrazioni hanno chiuso la porta in faccia, annuncia di avere raccolto una cinquantina di nominativi di cittadini disposti a montare di guardia durante la notte.

Il quadro provinciale oscilla, in generale, tra due opzioni.

Le ronde, di cui si è detto, come nel caso di Lipomo, Comune di 2400 residenti alle porte della città in cui gruppi di cittadini sono già scesi in campo; e i contratti con gli istituti di vigilanza, pagati dai residenti. Se ne discute anche a Lurago Marinone, mentre ad Appiano Gentile il servizio è già attivo da diversi anni.

E le forze dell’ordine? Ieri la segreteria provinciale di Como del Sap, il sindacato autonomo di polizia, ha diffuso un comunicato per esprimere vicinanza alla popolazione e, un po’ a sorpresa, comprensione per chi invoca le ronde: «Anche le nostre famiglie - scrive il portavoce della segreteria provinciale Sergio Iaccino - sono state colpite da questi criminali. Ed è per questo che vogliamo lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile: capiamo la gente che non ne può più e si organizza per fermare queste razzie... Tuttavia la professionalità e il ruolo istituzionale che ricopriamo ci impongono di dire che dobbiamo riuscire a gestire le azioni di tutti questi movimenti spontanei al fine di indirizzarli per il meglio, ovvero utilizzarli come risorse e non come problemi (...) Siamo tutti poliziotti, con vari livelli di responsabilità. Chi assiste a un reato o ne viene a conoscenza può e deve avvisare le forze dell’ordine con gli strumenti giusti. Chiamare il 112, andare in questura o alla più vicina stazione dei carabinieri...».

Stefano Ferrari

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