Giovio, protesta contro i divieti
«A scuola vestiti da carcerati»

Singolare iniziativa degli studenti: nel mirino badge e stop al fumo. Il preside: «Sono liberi di esprimersi». Ma l’innovazione va avanti

Como

Lunedì arriva il badge al Giovio: studenti sono pronti a travestirsi da carcerati.

È un anno di innovazioni e di divieti per le scuole di Como, i ragazzi si sentono oppressi “come in galera”. Alcune classi del liceo Giovio si stanno armando di goliardia per protestare contro l’introduzione del badge, un tesserino personalizzato che da lunedì mattina dovranno strisciare per entrare a scuola.

La loro presenza, o la loro assenza, figurerà in tempo reale sui registri elettronici dei loro docenti. Accadrà così anche per i voti, mamme e papà potranno scoprire bigiate o quattro in pagella tramite smartphone. I liceali insorgono: lunedì vogliono presentarsi in classe con le strisce bianche e nere o con la tuta arancione stile Guantanamo, e già l’anno scorso avevano protestato contro il rigore.

I commenti sui social network si sprecano, c’è chi dice «non siamo in fabbrica, mica devo timbrare il cartellino alle 7.59», oppure «sappiamo quali sono i nostri diritti, ci sentiamo imprigionati» e ancora chi si lamenta perché «le segreterie chiamano a casa anche se il bus ritarda dieci minuti». Sul dirigente scolastico Marzio Caggiano circolano anche filastrocche affatto offensive, ma scherzose: pungono gli eccessi di severità. Proprio Caggiano così riflette: «I ragazzi hanno ogni libertà di esprimersi. Il progetto educativo però non cambia, è ben fatto e ben pensato. Il badge non è una forma di controllo, ma una novità organizzativa. Il nostro compito è educare, gli studenti capiranno che non devono sentirsi oppressi, ma come per ogni novità ci vorrà del tempo».

Già oggi il preside pubblicherà una circolare, il tema è la dematerializzazione. Comunicazioni, registri, avvisi alla famiglia, si farà tutto tramite sito, piattaforma e mail, si dice addio alla carta in via Pasquale Paoli dal 4 novembre.

L’informatizzazione non è per forza costrizione, ma così non la pensano i liceali pronti a mettersi ai polsi manette di plastica.

Dice ancora Caggiano: «I giovani sono magnifici, io capisco vogliano esprimere le loro idee rispetto ai cambiamenti che stanno vivendo. È un modo di partecipare al futuro. Ma non c’è allarme, è nell’ordine delle cose quando si introduce una novità».

Lunedì vedremo se l’allarme rientrerà o meno, ma c’è già chi minaccia di non passare affatto il badge. Quest’anno la stessa innovazione è in sperimentazione al Caio Plinio, al Casnati è già una realtà e sui network gli studenti sovente definiscono l’istituto “un carcere”.

Da settembre inoltre è scattato il divieto di fumare anche all’aperto, altra nuova regola che ha messo sul piede di guerra gli studenti.

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