«Il Ticino sempre più chiuso
Tassa dei posteggi primo round»

Dalle aziende ai sindacati, cresce la preoccupazione per i prossimi mesi: l’imposta che scatta ad agosto solo il primo esempio. «C’è un clima più ostile che in altre aree di confine, persino in altri cantoni». Oggi due pagine di inchiesta sul giornale

La tassa sui posteggi che verrà calcolata dal primo agosto è solo quella che aprirà le danze in Ticino. Il prossimo semestre sarà particolarmente delicato per i rapporti tra il Cantone (più che la Confederazione elvetica in generale) e l’Italia.

Chi rischia di subire le conseguenze, sono i nostri frontalieri: i 62mila, di cui circa 25mila comaschi, e le aziende che lavorano oltre confine per quanto riguarda l’altra partita fondamentale, ovvero il nuovo albo padroncini Lia. Anzi antipadroncini, come l’hanno ribattezzato gli stessi media ticinesi, perché se l’intento è mettere ordine e avere una concorrenza leale, in realtà si stanno ponendo delle limitazioni alle imprese italiane.

Il benvenuto a questo periodo di sfide viene dato però dalla tassa di collegamento. Anche qui, voluta per ridurre il traffico, a cui contribuiscono i frontalieri. Il consigliere di Stato Claudio Zali più volte ha ripetuto che non intendeva essere una tassa antifrontalieri.

Si è in effetti trovata una squadra di oppositori che non vengono certo dall’Italia: il referendum dello scorso giugno per bocciarla, vedeva tra i promotori l’Aiti, ovvero l’Associazione delle industrie ticinesi. Determinata, ma non vincitrice: è stato invece Zali a portarsi a casa il successo e il meccanismo dell’imposta sui posteggi ora entra nel vivo.

In generale, il mondo produttivo elvetico si lamenta dopo un anno e mezzo già abbastanza tribolato: perché non dimentichiamo che nel 2015 si è pagato il super franco, specialmente dal fronte consistente di chi è legato all’export. E le aziende avrebbero già presentato una ventina di ricorsi contro la tassa.

Un clima sempre più ostile? Sì, dice il comasco Alessandro Tarpini, recentemente nominato responsabile nazionale dei frontalieri: «Ho visitato le altre aree confine e il clima non è così. Persino negli altri cantoni svizzeri. Prima di firmare l’accordo fiscale bisogna risolvere questo problema». Anche Enrico Lironi, consigliere camerale e presidente di Sviluppo Como, analizza: «In Lussemburgo passano per lavoro 100mila persone al giorno. E nessuno si lamenta».

OGGI DUE PAGINE SUL GIORNALE Con qualche chiusura e anche trasferimenti in Italia: improvvisamente ci sono aziende che

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