La festosa lezione
di 1700 ragazzi

hanno preso il battello in 1700, di 14 anni, per raggiungere Bellagio e partecipare alla giornata “Molo 14” organizzata dalla Diocesi di Como. Ad attendere i ragazzi nella perla del Lario c’è il vescovo Diego Coletti che con loro ha trascorso una giornata di festa. Festa sì, ma il messaggio da riportare a casa era impegnativo e chiaro.

Ai ragazzi è stato infatti chiesto di farsi ambasciatori nelle proprie parrocchie del messaggio cristiano, da spiegare ai più piccoli attraverso le attività di animazione. Detto così, l’appuntamento poteva anche sembrare dei non più allegri e spensierati, in una giornata che, dopo tanta pioggia, ha regalato sole e temperature che non si vedevano da tempo. E invece per questi, tantissimi, adolescenti l’invito dev’essere sembrato allettante. In caso contrario non sarebbero salpati da Villa Omo e non avrebbero “sprecato” una domenica.

La chiave è forse qui. Banale, ma tanto ovvia che a volte non viene considerata. A volte i ragazzi si allontanano dagli oratori perché la proposta è poco vivace, perché sono più i predicozzi che l’invito a farsi coinvolgere divertendosi.

Al contrario, l’idea che all’oratorio si possa trovare un “Molo 14”, un punto di riferimento divertente paga. Paga benchè sia un appuntamento impegnativo, con la richiesta di una presa di coscienza seria del proprio ruolo nella propria comunità.

Al “Molo 14” hanno aderito 1700 adolescenti, di 14 anni, un’età in cui tante cose se proposte dagli adulti sono sinonimo di noia. Pensare a 1700 tutti insieme a Bellagio è come immaginare che tutto il paese di Longone al Segrino oppure di Anzano del Parco o di Caslino d’Erba avesse deciso di svuotarsi e trasferirsi per un giorno a Bellagio. Tanta roba, come direbbero i ragazzi. Tanta roba, tanti ragazzi che fanno capire come siano poche le proposte e poche le “agenzie educative” capaci di attrarre i ragazzi. Una di queste è appunto la Chiesa, nonostante i chiaroscuri con cui deve spesso fare i conti. Che sia l’effetto Papa Francesco? Può essere e se fosse benvenga. Il suo desiderio di essere uno di noi si è visto anche nell’ultimo appuntamento mondiale per la canonizzazione di Papa Wojtyla e Papa Giovanni XXIII; Papa Francesco ha voluto fare un giro lunghissimo come la papamobile. Non si è fermato a piazza San Pietro, ma è sceso lungo tutta via Conciliazione; la folla, davvero oceanica, ha letto quel gesto come un desiderio del Papa di mischiarsi con tutti quelli che, da tutto il mondo, sono stati letteralmente in piedi anche 12 ore pur di ascoltarlo. Accorciare le distanze, lo fa anche il vescovo di Como con “Molo14” andando incontro a tanti ragazzi che altrimenti avrebbero pochi posti dove andare. In un momento in cui famiglie e scuola arrancano tra milioni di difficoltà, la proposta della Chiesa, quando è allegra, funziona e rappresenta un modo importante di riempire tanti vuoti.

Non è detto che dei 1700 quattordicenni tutti debbano poi diventare o restare persone vicine al messaggio della Chiesa, ma almeno probabilmente avranno assaggiato un pomeriggio in cui sarà stato bello stare insieme.

Si può stare insieme in tanti modi, ci sono tanti gruppi non legati alla Chiesa che uniscono i ragazzi in modo intelligente. È certo però che sapere che in 1700, tutti insieme, sono andati a Bellagio dal vescovo, a sentire un messaggio della Chiesa, impressiona. La necessità di fare gruppo, soprattutto a 14 anni, è fondamentale per crescere, per sentirsi “parte di”. Però, a pensarci bene, lo è anche per gli adulti (vedi ancora il milione a Roma per i due Papi santi). Il difficile è il dopo, il conservare lo spirito di condivisione anche una volta tornati a casa. È una sfida per tutti.

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