Lo sponsor, ossigeno
puro per Cantù

Uno, due e tre. Conta (e canta) il popolo canturino. Una sorpresa così non se l’aspettava nessuno, visti i chiari di luna del momento. Non è solo una sponsorizzazione (l’Acqua Vitasnella, marchio di un colosso come il gruppo Ferrarelle), ma rappresenta un voucher importante, se non unico, in proiezione futura. Azienda solida, grande desiderio di supportare una città che vive per la sua squadra e idea di un matrimonio lungo, che possa andare oltre a quanto messo nero su bianco in questo frangente.

La Pallacanestro Cantù si guarda in giro e si accorge di essere fortunata. Sono poche, infatti, le società di serie A che possono vantare un marchio di tale calibro. Vuol dire, in soldoni e aldilà dei denari che arriveranno nelle casse del club, una gran bella ipoteca. Che colora, all’improvviso, il grigio tipico del pessimismo cosmico seguito all’annuncio estivo, e siamo solo a pochi mesi fa, del presidente Anna Cremascoli. “Da soli non possiamo andare avanti, diamo al territorio un anno di tempo per darci aiuti concreti”, aveva detto, gelando gli animi di quanti – e sono in tanti – su questa maglia avevano investito, almeno in entusiasmo, negli anni. Ovvero i tifosi, azionisti numero uno di ogni società professionistica.

Da allora, di acqua (e lo sponsor c’entra sì e no) ne è passata sotto i ponti. C’è un nuovo allenatore, un nuovo direttore sportivo, qualche volto mai visto prima nello spogliatoio (anche se quello è l’ambito in cui si è cambiato meno) e, da qualche ora, un abbinamento. E che abbinamento, verrebbe da dire. Tre anni con Vitasnella (ma le parti giurano che possa anche non finire lì) sono il modo migliore per dire al mondo quanto Cantù conti, e voglia continuare a farlo, nel variegato panorama della pallacanestro di elite.

Potrebbe prendersi tutti i meriti e scapparsene via, nel suo “buen ritiro” milanese, la numero uno della società. Invece si ferma, sorride e divide i traguardi con chi le è stato al fianco, in questo periodo d’incertezza. E fa un nome e un cognome: Luca Orthmann. E’ il vice presidente, il più fidato collaboratore del capo. Un fine stratega, stando alla descrizione di Cremascoli. Colui che, nell’ombra, ha lavorato benissimo. Cercando di tenere tutto (anche se non sempre gli è riuscito) sotto traccia per poi tornare a casa con un contratto che vale più dell’oro. Che significa ossigeno, purissimo, non solo per il presente, ma per gli anni che verranno.

Non ci dirà mai nessuno quale sarà la cifra messa sul contratto (350mila euro a stagione più premi a salire?) e francamente poco conta. Curiosità pruriginose, nulla di più. Interessa, e non poco, quel che valgono questi soldi. Sono entusiasmo. Entusiasmo vero, per una piazza che non ha mai smesso di impazzire per la propria squadra e che è stata abituata ad avere sempre il massimo, specie da questa proprietà, e che quindi non aveva nessuna voglia di mollare. Soprattutto nell’era in cui da altre parti si smobilitava.

Buonissimo avvio di campionato (la vetta è lontana due punti), ottima partenza in Eurocup (punteggio pieno dopo sei giornate e leadership), uno sponsor con i baffi e l’inizio della mobilitazione per quanto riguarda l’azionariato popolare capitanato dal sindaco Claudio Bizzozero (vedrete a Natale i canturini che, messa da parte ogni altra idea, regaleranno azioni della squadra del cuore): cosa chiedere di meglio?

Sognare, si sa, non costa nulla. E adesso, poi, che ci sono pure i soldi dello sponsor, lo si potrà fare con ancora più forza.

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