Longo: «Troppa negatività. Fabregas? Paga il nuovo modulo»

Interviste Vedo che tendenzialmente qui basta una sconfitta per minare le certezze, vedo analisi in cui si tende a vedere tutto nero

l momento è delicato. Longo lo sa bene e da una parte non vuole sottovalutarlo, raccontando favole. Dall’altra vuole scacciare le negatività che a volte attorniano la squadra. Fatto salvo che la partita con il Sudtirol è molto difficile e che una sconfitta potrebbe rendere la classifica più brutta di quella che è. Così per questa conferenza stampa, non andiamo in ordine cronologico, ma partiamo dalle cose più importanti che ha detto il mister azzurro

Mister, cosa serve al Como per essere più incisivo in avanti?

Non credo che serva qualcosa di diverso a livello di uomini. Ma qualcosa in più a livello di interpretazione del momento, cross fatti meglio, scelte più azzeccate negli ultimi metri. Però credo anche che ci voglia un pizzico in meno di negatività.

In che senso?

Vedo che tendenzialmente qui basta una sconfitta per minare le certezze, vedo analisi in cui si tende a vedere tutto nero. Allora è giusto che io ricordi che il Como nelle ultime 12 partite ha perso solo tre volte. Una con la prima (il Frosinone), una con la seconda (la Reggina) e una con il Cagliari nel giorno del debutto di Ranieri. Questo dovrebbe essere sufficiente a non perdere la bussola. Dobbiamo essere uniti.

Ok, ma la classifica è bruttina. Non è che il Como può risentire di questa situazione a livello di ansia?

La classifica è bruttina, non sarò io a dire di no. L’ultimo posto è distante quattro punti. Dunque la favoletta secondo cui bastano due o tre vittorie per entrare nei playoff, in questo momento non è funzionale. Se la raccontassi ai giocatori, farei dei danni. Dobbiamo essere realistici. E dunque sappiamo che ogni partita qui si può vincere e perdere, che il campionato è equilibrato, che la nostra media punti in altri anni ci avrebbe consentito di essere più in alto. Ma noi dobbiamo fare i conti con la realtà che abbiamo di fronte.

Lei ritiene che la classifica sia ingenerosa rispetto a quanto mostrato in campo?

Credo che lo si possa dire, ma non serve a nulla.

Il Como è stato costruito prevedendo a centrocampo nomi di spessore come Fabregas, Baselli e Faragò. Nessuno gioca. Come lo raccontiamo?

Sono casi simili e diversi. Baselli non è ancora al massimo. È un giocatore che in B è un lusso, ma non sta ancora bene. Aveva avuto dei guai, poi si è infortunato di nuovo e adesso sta cercando di tornare. Faragò è un caso simile e ha pagato anche il cambio di modulo. Ma quello che lo ha pagato più di tutti è Fabregas, che con il passaggio al centrocampo a due, ha giocato di meno.

In effetti questa estate, dal 4-4-2 si era ipotizzato il passaggio al 3-5-2 o al 4-3-1-2 per mettere lo spagnolo nelle migliori condizioni.

Fabregas è un grande giocatore ed è un valore aggiunto. Inutile che vi spieghi chi è. Ma se andate a vedere i numeri, vedrete che con il 4-3-1-2 i dati di vittorie e sconfitte e di gol fatti e subiti sono molto meno performanti rispetto al 3-4-1-2. Siccome io sono qui per il bene del Como, non per quello di Fabregas e nemmeno di Longo, devo tenerne conto. Credo che abbiamo trovato una strada tattica conveniente ed è giusto andare avanti con quella.

Da Cunha pare più adatto di Parigini o Blanco a giocare dietro le punte. Avrà più spazio?

Sta crescendo bene. Ha caratteristiche diverse rispetto sia a Parigini, a cui piace attaccare gli spazi, che a Blanco. Il francese ama avere il pallone addosso e non in profondità. Può essere una carta in più.

In attacco ha cambiato spesso. Lo farà ancora?

A parte che io non sono uno che cambia così tanto come leggo. Otto undicesimi sono sempre quelli, due o tre novità mi sembrano il minimo sindacale. Comunque, le scelte hanno sempre una spiegazione. Cerri a Brescia non stava bene, mentre con il Frosinone abbiamo optato per un assetto che agisse più in profondità perché ci aspettavamo avversari che facessero la partita. Così non è stato, e abbiamo cambiato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA