Nuova Provincia: Como sceglie Lecco
e chiama Varese

Tutti d’accordo al Tavolo per la competitività. «Il lago resti unito, non si replichi l’errore della sanità»

Di questi tempi una decisione all’unanimità fa notizia. Ieri mattina è successo, a Villa del Grumello, dove si è riunito il Tavolo per la competitività e lo sviluppo, presenti i rappresentanti del mondo economico, politico e sindacale.

All’ordine del giorno c’era un tema tutt’altro che secondario, di fatto il destino del nostro territorio in seguito alla riforma costituzionale che - se gli italiani voteranno sì al referendum - cancellerà le Province e farà nascere i nuovi enti di area vasta. Como si è espressa in modo unanime: tutti hanno detto sì all’unione con Lecco, per non dividere il lago, ma hanno anche aperto al dialogo con Varese, nella prospettiva di un maxi ente da un milione e 800mila abitanti.

«C’è convergenza su tre punti - ha spiegato la coordinatrice del Tavolo, Annarita Polacchini - Innanzitutto la contrarietà ad aggregazioni diverse fra i territori nei diversi settori, perché non è utile in termini di servizi e governance. Poi la necessità di non dividere la nostra provincia (è accaduto invece con la riforma regionale della sanità, ndr). E infine il fatto di considerare Como e Lecco un unico territorio omogeneo, cui si potrebbe aggiungere anche Varese». Convinzione diffusa, tra i referenti delle varie realtà presenti al Tavolo, quella di tenere insieme due territori già uniti nel recente passato. Per motivazioni “storiche”, appunto, ma anche di affinità geografiche, turistiche, economiche in senso lato.

«Ho riscontri positivi da Lecco - ha detto Alessandro Fermi, sottosegretario in Regione - anche se c’è una parte del territorio che guarda con interesse a Monza. Ma anche le Camere di commercio stanno andando nella direzione di una fusione Como-Lecco, mentre Monza è più legata alla realtà milanese. Questa ipotesi di area vasta con Lecco e Varese - ha aggiunto - renderebbe Como centrale. L’alternativa è che Varese resti da sola, ma non so che senso possa avere». Sull’accorpamento degli enti camerali si guarda in effetti da tempo ai cugini lecchesi, anche se il decreto è stato congelato e sulla sponda manzoniana del Lario c’è un problema legato alla sentenza del Tar che ha annullato l’elezione del presidente Vico Valassi. «In questo momento non è facile avere un confronto», ha confermato Polacchini.

Tornando agli enti di area vasta, le norme dicono che la decisione definitiva sugli ambiti territoriali spetta al Parlamento, dopo il referendum. «La Regione dedicherà il mese di marzo all’ascolto dei territori - ha spiegato Fermi - e a Como abbiamo già un tavolo che riunisce tutti. Poi, entro giugno, metterà a punto una proposta e la invierà a Roma».

Nel nuovo assetto della sanità Como è stata divisa, una parte è finita con Varese e un’altra con Sondrio: «Se si fosse ragionato prima di aree vaste, forse la scelta sarebbe stata diversa - ha replicato Fermi - Ma non dobbiamo farci condizionare da quello che è accaduto».

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