Per colpa di qualcuno
non si fa più credito

Proprio ora che qualche luce si intravede, la voce dei piccoli imprenditori risuona con più forza e non le manda a dire a chi di dovere.

Può sembrare una contraddizione, ma non lo è affatto. Perché il presidente di Confartigianato Como Marco Galimberti l’aveva già detto poche settimane fa. Guarda caso a ridosso dell’assemblea generale in cui il presidente nazionale Giorgio Merletti avrebbe avuto parole di fuoco per il ministro Boschi (assente tardiva) e dato una scossa al Governo.

Ecco, poche ore prima Galimberti consegnava un messaggio di analoga forza: qui i germogli si vedono, ma è il momento delicato, quello in cui se viene un gelata, è la fine. E ancora, domenica a “La Provincia” ribadiva: il pericolo non è superato, anzi.

L’incertezza regna, se non incontrastata, comunque con un ampio ventaglio di poteri. La ripresa sta nelle vicinanze, ma non osa, non può sottrarle lo scettro. Forse non accadrà mai, perché sono davvero cambiati i tempi, come è stato sottolineato a più riprese ieri negli interventi delle autorità.

O forse può almeno porsi al fianco di questa insicurezza cronica e guadagnare uguale spazio.

Ma le imprese l’hanno sussurrato, detto e ora urlato: da sole non possono farcela.

Ieri Galimberti non è stato tenero con il Governo Renzi, diffidandolo dall’affezionarsi ai titoli, ai proclami, e di non dare loro alcuna consistenza.

Può apparire facile prendersela con Roma. Solo che il presidente degli artigiani non si è ammorbidito quando ha posato lo sguardo in casa. E non è facile, dal punto di vista psicologico e non solo, rivolgersi con forza agli amministratori locali.

Non lo è perché - come ha ben chiarito Galimberti - si conoscono le eredità, come pure le difficoltà successive scivolate sulle loro spalle. Si riscontrano gli sforzi di molte persone, la buona volontà, il metterci la faccia.

C’è una frase chiave però, nel dettagliato richiamo di Galimberti: una decisione richiede responsabilità e quest’ultima deve sempre avere un nome e cognome. Qualcosa si è cercato di cambiare in questi ultimi tempi, ma il tempo sta scadendo.

E allora per colpa di qualcuno - per usare uno slogan caro a un’altra categoria, quella dei commercianti - non si fa credito a nessuno.

La fiducia e la pazienza non sono state sempre ripagate dalle imprese come dai cittadini. Adesso che si è data l’impressione di voler cambiare la musica, lo si faccia veramente, fino in fondo. E rapidamente o addio ai germogli, anche a livello locale.

Un po’ come opera l’imprenditore -riallacciandosi all’intervento del presidente della Camera di commercio Ambrogio Taborelli - ovvero per essere soddisfatto di quanto ha prodotto, deve lasciare qualcosa di ben fatto a chi viene poi.

Vale per chi guida un’azienda, vale per chi ha una responsabilità politica.

Le imprese sono pronte a lavorare per il bene comune, ma vogliono un cambio di passo.

Prima lo domandavano, ora lo esigono. Possono permetterselo, perché da loro, come dai lavoratori e da ogni contribuente, si pretende sempre ogni briciola. E nel loro caso, non valgono giustificazioni di alcun tipo.

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@MarilenaLualdi

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