«Ricavi e redditività. Migliorano i bilanci delle cooperative comasche»

Intervista a Mauro Frangi, presidente di Confcooperative Insubria: «Ruolo decisivo delle Bcc, fattore chiave è la crescita dimensionale»

Crescono fatturati e occupazione, migliora la redditività. I risultati relativi al 2022 evidenziano il dinamismo delle imprese cooperative comasche, pur nel contesto di alcune strutturali fragilità. A tirare le somme è Mauro Frangi, presidente di Confcooperative Insubria.

Quali erano le attese e quali i risultati raggiunti?

Il 2022 doveva essere l’anno della ripartenza dopo la pandemia ed invece è stato l’anno della guerra nel cuore dell’Europa, della crisi energetica, delle bollette impazzite che hanno trascinato un rialzo generale dei prezzi, del ritorno dell’inflazione dopo decenni e della fine del “mondo a tassi zero” che abbiamo conosciuto per anni. Imprese più fragili di altre – come per molti versi sono le imprese cooperative, in particolare di lavoro e sociali - hanno sofferto tali condizioni di incertezza più di altre tipologie di impresa. Imprese come le nostre che, spesso, frequentano mercati a basso valore aggiunto o con prezzi “imposti” dalla committenza e bloccati per lunghi periodo come sono quasi sempre i contratti con le pubbliche amministrazioni incontrano naturalmente difficoltà quando l’inflazione spinge in alto i costi.

Eppure i risultati sono stati meglio del previsto.

Vero, i dati di bilancio ci restituiscono molti elementi di soddisfazione. Sebbene il “sentiment” dei cooperatori si sia posizionato nel 2022 sempre in territorio negativo, più di due cooperative su tre hanno segnalato un consolidamento dei loro risultati di bilancio e in taluni casi anche un rafforzamento della redditività e un’espansione delle loro attività. Le indicazioni di crescita rispetto all’anno precedente prevalgono rispetto a quelle di diminuzione.

Qual è stato il ruolo delle Bcc?

Le performance straordinarie realizzate dalle Banche di credito cooperativo hanno guidato i risultati di questa stagione. Secondo il pensiero dominante erano soggetti fuori dalla storia, gli stessi regolatori europei non hanno certo agevolato l’operatività di “banche differenti” e, invece, le Bcc continuano a dimostrare che fare banca mettendo al centro la comunità, le relazioni, la prossimità funziona. Anzi, funziona molto bene. Genera, insieme, valore economico, sviluppo territoriale e inclusione.

Come sono andati i diversi settori?

Distribuzione, attività manifatturiere e costruzioni sono tornati a far registrare risultati positivi, beneficiando di una crescita più sostenuta della domanda. La cooperazione sociale e quella socio-sanitaria migliora significativamente i propri bilanci e i propri risultati quanto più è capace di emanciparsi dalla logica degli appalti pubblici, di rivolgersi direttamente alla domanda privata di cittadini e famiglie, di strutturare e gestire servizi in regime di convenzione o di accreditamento e non dentro logiche di appalto, spesso penalizzanti.

Quali sono i fattori chiavi alla base di buoni risultati?

I risultati positivi e soprattutto la redditività crescono e migliorano al crescere delle dimensioni di impresa. È una situazione che sperimentiamo da tempo. Le imprese mutualistiche in questo non sfuggono al destino più generale delle micro imprese di tutte le tipologie. Se in qualche caso – sempre più raro in verità – “piccolo continua ad essere bello” sempre più spesso “piccolo” coincide con l’impossibilità di perseguire con successo e continuità il proprio progetto imprenditoriale.

Quali sono le difficoltà principali in questa fase?

La prima: quelli “bravi” lo chiamano “mismatch tra domanda e offerta di lavoro”. In pratica si traduce nell’impossibilità di reperire i lavoratori specializzati e qualificati necessari alle imprese. Per un territorio di confine come il nostro riguarda soprattutto tutte le professioni tecniche, le professioni sanitarie e socio sanitarie. In secondo luogo, la tradizionale sottocapitalizzazione delle imprese cooperative e la loro maggiore dipendenza dal credito bancario hanno, indubbiamente, rappresentato un rilevante ostacolo alla crescita, in un contesto che, a partire dal secondo semestre 2022, ha visto un progressivo affermarsi di condizioni di accesso al credito più restrittive e meno accomodanti. La relazione stretta con le Bcc e il lavoro dei nostri strumenti finanziari a cominciare da Cooperfidi, il nostro consorzio di garanzia, hanno sicuramente aiutato le imprese a superarli ma ci sarà ancora sicuramente molto da fare.

Qual è in prospettiva l’agenda di Confcooperative?

Le leve strategiche saranno quelle che abbiamo messo a punto con successo in questi anni: la formazione tecnica e manageriale dei cooperatori, anzitutto, i servizi evoluti di supporto alla pianificazione e al controllo di gestione, i servizi finanziari, sia sul fronte dell’accesso al credito che, soprattutto, su quello del sostegno ai processi di capitalizzazione e di accesso alla finanza non bancaria.

E sul fronte dell’innovazione?

Qui il nostro mondo è più indietro di altri. C’è un dato culturale da superare. Ma soprattutto un bisogno di importare competenze specialistiche su questo fronte. Abbiamo investito e costruito una partnership robusta con ComoNext e con il sistema universitario. Ora è il momento di declinare queste strategie generali in processi dedicati capaci di impattare a fondo sulle singole imprese.

In quali ambiti può crescere l’azione cooperativa?

Sono diversi, a cominciare dal grande tema della rigenerazione urbana in cui il modello cooperativo è capace di costruzione di risposte dal basso insieme innovative e a costi sostenibili anche per i ceti medi e medio bassi, per i giovani. Proseguendo con le “imprese rigenerate dai lavoratori” fenomeno che ha consentito la ripartenza di imprese in crisi e che ci piacerebbe proporre sempre di più anche come modello per affrontare la transizione d’impresa nelle situazioni di assenza di passaggio generazionale. Per finire con la grande sfida che, una volta che la normativa sarà finalmente completa e attuabile, rappresenta la costruzione di comunità energetiche mutualistiche. E. Mar.

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