«Rubo, ma non quella volta»
Assolta la ladra di Rolex

Le vittime: «Ha la pelle olivastra». Ma l’imputata è pallidissima

Como

«Sì, è vero: vivevo facendo furti. Ma con questo non c’entro nulla». Il giudice delle udienze preliminari ha creduto a una rumena, spagnola di nascita, 22 anni non ancora compiuti, e l’ha assolta dall’accusa di furto aggravato e di rapina. Un’assoluzione per mancanza di prove, perché il legale della giovane donna è riuscito a dimostrare che il riconoscimento fatto dalle vittime è tutto tranne che granitico.

La vicenda risale all’estate scorsa, quando due donne vennero accusate di aver compiuto il furto di una catenina d’oro a una pensionata settantenne - che le donne hanno abbracciato con una scusa, per poterla derubare - e della rapina di un Rolex Daytona ai danni di un pensionato di 75 anni. E ora pure la presunta complice, rumena di 27 anni, sembra candidata per un’assoluzione in udienza preliminare visto che, è stato dimostrato ieri in udienza, all’epoca dei colpi era detenuta in Germania, sempre per furto.

Durante l’udienza preliminare, ieri mattina, l’imputata non ha fatto alcun mistero del fatto che «sì, ho rubato per vivere». E che «ora spero di poter cambiare vita». Ma ha anche detto che las corsa estate lei non si trovava a Como e non ha derubato nessuno. Soprattutto in compagnia della presunta complice, peraltro detenuta in Germania.

Due le vicende per le quali era additata come responsabile. La prima: lo scorso agosto tre donne si infilano nell’auto di un anziano, che era fermo in sosta. Con la scusa di chiedere delle indicazioni stradali un paio di loro sono entrate nell’auto, hanno iniziato ad abbracciarlo e a toccarlo e, alla reazione dell’uomo che ha cercato di cacciarle, lo hanno immobilizzato strappandogli il Rolex che aveva il polso (peraltro provocandogli anche delle ferite) del valore di 15mila euro. E poi fuggendo.

La seconda: una donna si avvicina a una pensionata e le chiede un’indicazione stradale. Quindi, per ringraziarla, la abbraccia e mentre lo fa le sfila la catenina d’oro, riuscendo a fuggire con la refurtiva.

Le vittime, nonostante la ladra e le rapinatrici indossassero le mascherine, avevano indicato su un album fotografico i volti delle presunti colpevoli. Ma il problema è che la descrizione non corrispondeva. A verbale è stato riportato che la ladra aveva la «pelle olivastra» quando, in realtà, la giovane donna ha una carnagione molto chiara, quasi pallida. Altre caratteristiche non riscontrate, unite all’indicazione di una sospettata che sicuramente non poteva aver compiuto alcun colpo in quanto già detenuta in carcere, hanno convinto il giudice che non vi fosse alcuna certezza sulla colpa dell’imputata. E che, nel dubbio, è giusto assolverla.

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