Sindaco 92° in Italia, Bruni a picco: «O si cambia o si vota»

Pozzi: «Ma andare avanti è un dovere». An: «Pazienza al limite». Lega: «Verifica sulla squadra»

La "pagella" data dal quotidiano economico «Il Sole 24 Ore» che vede il sindaco Stefano Bruni precipitato al 92esimo posto in Italia (su 105 Comuni e con all’ultima posizione Rosa Russo Iervolino) perdendo in un anno 44 posizioni e 6 punti percentuale di consenso (è sceso sotto la soglia del 50% arrivando al 49%) mette di fatto di primo cittadino lariano sul banco degli imputati.

«La vita è fatta di alti e bassi - commenta il commissario provinciale di Forza Italia Giorgio Pozzi e dopo i bassi ci saranno gli alti. Siamo fiduciosi e sono certo che ben presto si sistemeranno le cose. Molto dipende anche da una positività che il sindaco manifesterà su determinate situazioni (leggi rimpasto e ingresso di Rallo in giunta, ndr).
Bisogna rispondere, reagire, fare le cose, concretizzare i progetti e il programma elettorale.Andare avanti? Si deve». Invita a non crocifiggere solo Bruni, ma fa anche presente che «la pazienza sta finendo» il presidente provinciale di An Alessio Butti: «Il sindaco è il parafulmine di tutto, ma non dimentichiamo che il giudizio va riferito all’amministrazione». Al primo posto tra i motivi del crollo, il senatore di An mette «la litigiosità all’interno di un partito che frena le grandi opere e, quindi, l’operato della giunta e del sindaco». E aggiunge: «Sono molto preoccupato, ma ho la convinzione che in consiglio vi siano anche rappresentanti eletti dal popolo in grado di consentire al sindaco di invertire nuovamente la rotta.Serve un’iniezione di ottimismo, alcuni hanno capacità, professionalità e intelligenza politica per consentire alla città di crescere. Se continua questa situazione di stallo la città resta al palo. Non mi interessa il successore di Bruni tra tre anni e mezzo, nè sapere l’uomo all’urbanistica e nemmeno il clima di ripicche e ripicchine personali dovute all’immaturità di una parte del consiglio comunale». An finora è rimasta a guardare lo scontro tutto interno agli azzurri: «Il nostro gruppo - dice Butti - ha sempre espresso proposte di qualità e siamo disponibili a contribuire, ma la pazienza ha un limite. Chiederò un incontro a porte chiuse prima al sindaco e poi ai gruppi di FI e An per capire cosa sta succedendo in un partito. Lo sciopero delle delibere è la cosa più infantile e puerile che possa esserci. È avvilente e non è mai avvenuto nella storia amministrativa. Dopo l’incontro si vedrà se ci saranno margini per continuare o meno. Il territorio sta frenando e per il bene della città bisogna ripartire».
Anche il commissario provinciale della Lega Nord Tito Cattaneo finora è rimasto alla finestra, ma anche lui invita a decidere se l’amministrazione può proseguire oppure se sia arrivato il momento di gettare la spugna e andare al voto anticipato già in primavera. «La 92esima posizione - tuona il numero uno dei lumbard - non è altro che lo specchio della realtà con un’amministrazione che non fa le cose che dovrebbe fare, che prende tempo, che annaspa. Ovvio che il gradimento crolli. Se vado in giro per Como vedo una città molto gradevole e piacevole, ma se la vedo dal punto di vista amministrativo e politico è tutt’altro che rosea. I principi e il programma sono salvabili e ancora attuali e di natura sono sempre ottimista, ma non ci siamo mai seduti intorno al tavolo. È il momento, e lo chiedo da tempo, di incontrarci a brevissimo. A quel punto, per una questione di correttezza nei confronti dei cittadini, bisognerà stabilire che se l’amministrazione non ha attributi sufficienti per andare avanti è meglio cambiare la squadra». Rimpasto o il sindaco? «Faccio fatica a capire se il problema sono i giocatori o è l’allenatore». Ma se si opterà per il rimpasto e non per tornare a votare «dovrà essere un rimpasto radicale per evitare, tra due mesi, di essere punto e capo».

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