Ticosa, il 16 riparte la bonifica
Serviranno almeno quattro mesi

Sbloccati i fondi per gli ultimi lavori, così l’impresa Pensiero potrà tornare nell’area di via Grandi

Resta l’incognita degli inquinanti. E spunta il rischio di dover rifare altre analisi, per una nuova norma

La notizia buona è che i lavori di bonifica in Ticosa ripartiranno il 16 ottobre, finalmente. Quella meno buona è che serviranno altri quattro o cinque mesi per finire tutto. Durante il dibattito in commissione a Palazzo Cernezzi è emersa anche una novità preoccupante: di recente il ministero dell’Ambiente ha fornito un’interpretazione normativa che, se diventasse legge, obbligherebbe il Comune - al di là dei tecnicismi - a intervenire nuovamente su zone dell’area Ticosa già bonificate, con un evidente aggravio di tempi e costi. Hanno fatto il punto della situazione l’assessore all’Ambiente Bruno Magatti, il dirigente Luca Baccaro, la funzionaria Sara Geromin, con il direttore lavori Rinaldo Marforio.

Dal 16 ottobre - hanno sintetizzato - sono previsti altri 59 giorni di lavori, ma bisogna calcolare anche i tempi per le analisi dell’Arpa sui campioni, ed ecco che si potrebbe arrivare a un totale di cinque mesi. Fermo restando che, come è stato ripetuto più volte anche ieri, una bonifica è per sua natura «imprevedibile» e dai lavori possono sempre emergere materiali non previsti che obbligano a scavare ancora. «La bonifica può ripartire - ha detto Magatti - perché la Ragioneria ha sbloccato, su indicazione del sindaco, i 350mila euro per pagare l’ultima tranche di lavori all’impresa Autotrasporti Pensiero. Si era bloccato tutto perché, quando l’azienda si è sentita dire che avremmo potuto pagarla solo nel 2016, legittimamente si è rifiutata di firmare il contratto. Ci ha detto chiaramente che non poteva anticipare di nuovo i costi di smaltimento. Poi il sindaco ha dato mandato alla Ragioneria di anticipare la compatibilità alla primavera prossima e l’impresa ha accettato».

A proposito di costi, sono stati ricostruiti tutti i passaggi dell’intricata vicenda: si era partiti con un appalto a Pensiero da un milione e mezzo a novembre 2011, poi la prima variante per il ritrovamento di amianto (297.917 euro in più), un secondo assestamento (21.684 euro risparmiati) e infine l’ultima variante (accantonati per sicurezza 350mila euro anche se è prevista una spesa di 298.746 euro per gli interventi sulla cosiddetta “cella 3”). Così il totale dei lavori arriva a 2.085.279 euro. A questa cifra bisogna aggiungere 1.758.088 euro di spese per lo smaltimento dell’amianto non previste nel Piano di bonifica: 1.616.196 euro di appalto a Pensiero e una variante da 141.892 euro. Ecco che, tra lavori e smaltimento dell’amianto, la bonifica della Ticosa è già costata 3.843.367 euro e 90 centesimi (più le consulenze, i costi delle analisi di Arpa e l’Iva). Non è affatto escluso, tra l’altro, che le spese possano aumentare ancora.

Rispondendo alle domande dei consiglieri - in primis quelle di Alessandro Rapinese - l’assessore ha spiegato che, a prescindere dai contenuti del progetto per il nuovo quartiere, il piano di bonifica va ultimato nei termini previsti dal contratto di vendita dell’area alla società Multi.

Quanto ai lavori ancora da effettuare: bisogna collaudare la cella 3 (verso il Santarella, contiene amianto, piombo, nitriti, arsenico e cromo) e una parte della numero 2 (verso il cimitero è stata trovata una vasca non prevista, piena di macerie di demolizione). Inoltre, servono analisi sull’acqua di falda, che contiene arsenico (bisognerà capire se è frutto dell’attività umana oppure no, è stato dato un apposito incarico da 13mila euro).

Nota conclusiva: l’assessore Lorenzo Spallino ha ribadito la possibilità di un accordo con l’Università dell’Insubria per ampliare il polo universitario di Sant’Abbondio all’ex centrale termica Santarella.

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