“Trasformazioni” da applauso
Sociale, Stagione in anteprima

martedì 4 ottobre ne La Provincia 12 pagine di interviste ai protagonisti

del cartellone: Curino, De Capitani, Dix, Vergassola e altri

La mezza estate è passata, ma il “Sogno” resta una costante di chi vive a Como, che certe cose – un bel lungolago panoramico, ad esempio - può soltanto consegnarle all’immaginazione. Ben vengano, allora, Shakespeare e il palcoscenico a ricordarci che i mutamenti non sono solo possibili, ma doverosi per dare un senso al vivere. Il messaggio lo consegna il Teatro Sociale, con la sua densa Stagione Notte intitolata “trasformazioni”, al debutto il 4 ottobre con l’anteprima Under 30 del “Così fan tutte” di Mozart, tripudio di amori all’Opera con scambi di coppie e agnizioni finali. E se il teatro è lo spazio elettivo della trasformazione, perché l’attore diventa personaggio e il pubblico entra in scena da protagonista, pur restando in poltrona, spetta alla politica portare alla ribalta il cambiamento nella sua forma più operativa, ovvero il “fare cose”, trasformando lo status quo nel senso di un progetto. In mancanza di questo afflato realistico, bisogna plaudire a tutte le iniziative in grado di contagiare virtuosamente la città perché possa mettersi in gioco. Certamente lo fa il Sociale, teatro di tradizione dal 1813, che sperimenta – con “Lo strano caso della donna che morì due volte”, su soggetto del giallista Giovanni Cocco, per la regia di Pino Di Bello – una inedita contaminazione tra palcoscenico e tv, teatro e fiction, con un allestimento seriale in quattro puntate. Anche la scelta di proporre il già citato “Sogno” scespiriano è suggestiva. Non tanto per la commedia in sé, forse la più rappresentata del Bardo, ma per l’idea di associarla alla versione lirica di Benjamin Britten, con la formula di una serata di prosa seguita da quella operistica, con due registi del livello di Elio De Capitani e Ferdinando Bruni. Al di là del cartellone – lo trovate nel nostro inserto dedicato alla Stagione Notte –, vale la pena soffermarsi sulla vera trasformazione che il Sociale ha in atto da alcuni anni, per merito della sua presidente, Barbara Minghetti. Da palcoscenico, il teatro è diventato officina di allestimenti, produzioni originali esportate e premiate in Europa. Il cambiamento in corso sta nell’avvicinare le diverse età ai vari generi, specialmente alla lirica, fin dai primi mesi di vita (e persino durante la gestazione nel ventre materno), in uno sforzo divulgativo esemplare. Margherita Hack, la celebre astrofisica, che ritroviamo protagonista del monologo di Laura Curino, avrebbe apprezzato. Perché questo agire, nel solco di un progetto (e non di statistiche o marketing), dà pieno valore alla carica del “fiat”, cioè a quella dinamica all’agire che ci fa divini in virtù della forza di volontà, come ipotizzava Max Scheler e che la politica, non solo a Como, sembra aver perso di vista.

In fondo, soltanto quando si prende una decisione, e si agisce nella prospettiva del nuovo e dell’impensato – alla maniera di Telemaco in viaggio alla ricerca del padre Ulisse, nel racconto di Gioele Dix – ci si emancipa dai limiti dell’età, della condizione sociale, del luogo in cui si vive. Qui il grado di trasformazione, per il Sociale, consiste nell’uscire dalla geografia intellettuale di un capoluogo di provincia, per farsi – per dirlo con le parole di Minghetti - «casa comune». Esattamente quello che la politica, che dovrebbe essere maestra di realismo e cambiamenti, non riesce ancora a fare, né a Como né in Europa. Le pozioni magiche, come nel “Sogno di una notte di mezz’estate”, come tutti i trasformismi, a poco servono, per imprimere i veri cambiamenti.

Il teatro però qualcosa insegna. Ad entrare in scena e a prendersela, quella scena, da protagonisti.

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