I comaschi del rugby e le regole
«Non togliamo l’anima allo sport»

Il parere di Betti, Ruggeri e Ascione, giocatori ad alto livello

«Togliere le mischie dal nostro gioco è come svuotarlo dalla sua essenza». Non usa giri di parole Stefano Betti, per commentare una delle regole che il World rugby, il governo della palla ovale, pensa di introdurre per la ripresa dell’attività nel post coronavirus. D’altra parte il giovane comasco (21 anni) è parte in causa nella mischia, ricoprendo il ruolo di pilone.

Ma oltre all’introduzione della mischia no-contest (con calci di punizione indiretti) si parla anche di riduzione degli stop legati alla maul (da due a uno), di diminuzione della durata di una ruck (da 5 a 3), e dell’immediato sanzionamento, con cartellini, dei falli relativi ai placcaggi alti.

Senza dimenticare le normative igieniche: igienizzazione di mani e viso sia nel pre che nel post partita; igienizzazione dell’ovale prima e dopo il match e ,dove fosse possibile, anche durante la gara; utilizzo di bottiglie d’acqua monouso riservate singolarmente ai giocatori; sostituzione integrale della divisa di gara fra primo e secondo tempo; limitazione delle esultanze dopo una meta evitando abbracci.

«Non sono ancora riuscito a farmi un’idea precisa sulle regole - dice Davide Ruggeri, terza linea del Rovigo, vincitore della Coppa Italia -. Capisco che si cerchi di arrivare a un compromesso per ricominciare, ma per me è difficile immaginare un rugby in questo modo».

Anche la capitana comasca del Monza, Marika Ascione, che di ruolo è tallonatore, non ha dubbi: «È come togliere l’anima al nostro sport». Tutti d’accordo quindi con Betti, che spiega le ragioni della sua contrarietà. «Modificare ulteriormente le regole di questo gioco significherebbe escludere gran parte dei ruoli che hanno reso il rugby ciò che è: uno sport di combattimento - aggiunge il pilone che è cresciuto nelle giovanili del Rugby Como e nella passata stagione ha debuttato, con il Mogliano, nel massimo campionato -. In uno sport di combattimento, gli infortuni e la possibilità comunque di contrarre malattie, ci sono ed è, a mio parere, impossibile da evitare. Decidere di modificare alcune regole, per una situazione “passeggera” la ritengo una decisione molto azzardata».

Betti è ancora più “duro” quando si parla di modificare la mischia. «Le regole stabilite dalla World rugby sono esagerate, a parer mio - spiega Betti -. Essendo poi io pilone, e quindi grande appassionato della mischia, trovo questa decisione troppo pesante. Il rischio di contrarre il virus esiste in qualsiasi momento, e non soltanto durante le mischie».

Per il giocatore comasco i problemi più preoccupanti per la ripartenza, saranno quelli economici. «Senza la parte di sponsor che tiene a galla le nostre società non potremo tornare a camminare come si deve -dice -. La federazione dovrebbe rendersi garante della salvaguardia del nostro sport e soprattutto di quegli sprazzi di professionismo che ci sono, incentivando i giovani italiani a giocare».

Vedremo cosa succederà e come sarà la ripresa.

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