Manzi l’inossidabile
E ora c’è anche la figlia

È un atleta “vero”, in splendida forma come ha dimostrato nel fine settimana vincendo il Vertical e l’Half del trofeo La Culman a Moltrasio

Il 25 ottobre festeggerà 44 anni. Ma Emanuele Manzi è tutt’altro che un “master”. È un atleta “vero”, in splendida forma come ha dimostrato nel fine settimana vincendo il Vertical e l’Half del trofeo La Culman a Moltrasio, battendo (e scusate se è poco) anche l’eritreo Petro Mamu, che ha intascato di recente alcuni successi in Coppa del Mondo.

Ma quello che ha stupito chi ha seguito “live” l’impresa, è la facilità di corsa del cremiese e anche una freschezza all’arrivo, come se non avesse percorso 10 chilometri in salita con un dislivello di oltre 2.000 metri. Tra l’altro su un percorso definito dagli esperti “durissimo” che ha messo a dura prova più di un concorrente.

«Il segreto? Me lo chiedo anch’io ogni volta - dice Manzi -.Prima di tutto è l’entusiasmo di fare quello che mi piace. Ed è lo stesso di quando avevo 15 anni. Poi affronto ogni gara con la determinazione che devo onorarla nel migliore dei modi, dando il massimo. In ogni circostanza. Anche quando - prosegue - magari non sono a posto al cento per cento. Domenica poi a Moltrasio, sulle montagne di “casa”, ci tenevo a fare bella figura: stavo bene e sono riuscito a battere Mamu, che probabilmente ha pagato una stagione intensa».

Per il comasco ormai si parla di una “seconda giovinezza”, che tra l’altro porta molte soddisfazioni. «Mi sono reso conto di una cosa: mi diverto di più adesso che non quando facevo il professionista -spiega -. Sento meno pressione e sono con la mente libera: non ho nemmeno l’obbligo di fare risultato ad ogni costo».

Chissà se a spingerlo a dare il massimo non sia stata la figlia Adele, che sabato ha vinto la gara delle nate nel 2015 nella Culman kids. «È da quando aveva pochi mesi che viene alle gare mie e di mia moglie (la campionessa di corsa in montagna, Valentina Belotti, nda) - dice Manzi -. Si può dire che era “obbligatorio” che, appena avrebbe potuto, si sarebbe messa a correre anche lei in montagna. Ma non lo fa perché noi la spingiamo, ma perché la corsa ce l’ha nel sangue. Le piace e si diverte: è un’agonista pura. Adesso però per lei deve essere solo un divertimento, quasi un gioco. Avrà tempo per fare sul serio, se lo vorrà».

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