Si è bloccato pure il tennis
«È tutto fermo anche se sicuro»

Le considerazioni di Carobbio, direttore tecnico del Tennis Como

Anche il tennis, tra i primi sport a riprendere l’attività agonistica la scorsa primavera, si è praticamente fermato. Parliamo di uno sport in cui il distanziamento tra atleti fa parte delle regole stesse della disciplina, m che però è assoggettato – a maggior ragione in una zona rossa come la Lombardia – a una chiusura pressoché totale.

Ne sanno qualcosa i circoli lombardi e comaschi: per tutti, lo stop alle scuole tennis è stato immediato dopo il Dpcm dello scorso 3 novembre. Si salvano dall’esclusione solo ed esclusivamente gli atleti professionisti, che continuano l’attività dei Challenger e dei Futures – come per esempio il canturino Andrea Arnaboldi, fresco di semifinale al Challenger di Parma – e tutti gli atleti agonisti, purché iscritti a tornai a carattere nazionale.

Una scrematura forte, su cui c’è chi ancora sta ragionando. Come il Tennis Como, per esempio: «Noi stiamo valutando il da farsi – ammetto il direttore tecnico Paolo Carobbio -: gli atleti della nostra squadra, per esempio, potrebbero riprendere, a patto che si iscrivano ad alcuni Open che, alcuni circoli, stanno comunque organizzando per tenere vivo il movimento. Al momento questi giocatori sono fermi, credo sia più opportuno fermarsi un attimo in momenti come questi».

Ciò che preoccupa, considerati i numeri e tutti i problemi connessi allo stop dell’attività sportiva, è la sospensione della scuola tennis, che interessa bambini e ragazzi dai 5 anni ai 16. Al Tennis Como sono 155 gli atleti coinvolti: «Dopo la prima ordinanza regionale, che vietava allenamenti al coperto, abbiamo evitato l’utilizzo dei palloni pressostatici e abbiamo fatto qualche lezione all’aperto, nel rispetto dei protocolli. Purtroppo ora non ci è nemmeno più permesso allenarci all’aperto. E abbiamo sgonfiato i palloni… Previsioni? Impossibile farne, però è un dato di fatto come il tennis sia tra gli sport più sicuri».

Intanto, i professionisti vanno avanti, come in tanti altri sport del resto: «Ci sono interessi e diritti tv venduti in precedenza: in qualche modo, quel mondo è giusto che prosegua. Il problema vero è la base ferma e speriamo si possa riaprire prima possibile, in tutta sicurezza».

E, a proposito di professionisti, Carobbio non ricorda un periodo così florido di talenti in Italia: «Così tanti in alto e così forti nei primi cento al mondo non ne ricordo, è un traguardo storico. Oltre ai giovani emergenti come Sinner e Musetti, sta rientrando anche Cecchinato, senza contare poi Fognini o Berrettini. Quanti di loro sono passati dal Challenger di Como, anche tra gli stranieri…».n 

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