Ali: «Di Jacobs sono amico. Salto i Mediterranei, ma punto ai Mondiali»

Parla il comasco che ha conteso il titolo italiano al fenomeno della velocità mondiale

Sul podio di Rieti nei tricolori assoluti dei 100 metri accanto a Marcell Jacobs e Filippo Tortu, c’era Chituri Ali. L’albatese (23 anni) ha fatto irruzione nel gotha della velocità nazionale, in maniera definitiva. La consacrazione è arrivata con l’argento, battendo due avversari (Tortu e Lorenzo Patta) che hanno al collo la medaglia d’oro nella staffetta 4x100 delle Olimpiadi di Tokyo dell’anno scorso.

Il comasco (delle Fiamme Gialle) ha marcato da vicino il numero uno al mondo, Jacobs, campione olimpico. Tra i due c’è un rapporto di amicizia, molto intenso come si vede nella foto di rito del podio (con Ali che tiene la mano sulla spalla del bresciano) e nell’intenso pre gara della finale.

Ma cosa vi siete detti tu e Marcell e soprattutto perché vi siete abbracciati?

Potete immaginare il dialogo. È quello tra due atleti, che sono amici, ma che sono anche avversari e che cercano di stemperare la tensione, prima dello sparo.

Cosa hai detto a Jacobs?

Questo non lo posso dire (ride). Lo ripeto: potete immaginarlo. E poi sono cose che rimangono tra noi atleti.

Però con te il campione olimpico ha un rapporto particolare.

Siamo colleghi e spesso ci troviamo - nelle gare o negli allenamenti con la Nazionale - e quindi è giusto che nascano amicizie. Mi sembra una cosa normale.

Eppure prima della finale, Jacobs non ha degnato nemmeno di uno sguardo Filippo Tortu, che era anche lui nella corsia a fianco. E che è anche lui un collega con il quale ha pure vinto l’oro olimpico nella staffetta.

Davvero? Non mi sono accorto. Ho pensato solo a me e alla mia gara.

A proposito di gara, sei soddisfatto?

Del piazzamento si - sono finito alle spalle del numero uno al mondo - del tempo un po’ meno. Speravo in qualche cosa di meno

Il 10”16 diventa la tua seconda prestazione di sempre, dopo il 10”15 di Madrid. A certi livelli diventa sempre più complicato togliere anche un centesimo.

La pista di Rieti, che di solito è molto veloce, l’altro giorno non è stata di aiuto. E anche il clima, con il caldo, ha inciso in maniera negativa.

Ma dove vuoi arrivare? Sotto i dieci secondi?

Intanto voglio abbassare il personale e poi vedremo

Messo al collo l’argento tricolore, adesso vestirai la maglia azzurra e vai ad Orano per i Giochi del Mediterraneo.

Purtroppo non sarà così. Sabato dopo la batteria ho accusato un problema fisico. Per fortuna non mi ha impedito di partecipare alla finale. Adesso però preferisco fermarmi e non rischiare. La stagione è ancora lunga e ci sono appuntamenti importanti. Domani (oggi per chi legge, nda) mi sottoporrò a una risonanza magnetica per capire l’entità del problema. Anche se dovrebbe essere un affaticamento agli adduttori. Speriamo non sia nulla di grave.

I guai fisici purtroppo sono una costante per te. Anche per la conformazione con quei quasi due metri di altezza e i 100 chilogrammi di peso. Una struttura anomala per un velocista. Usain Bolt a parte.

È vero (ride e non aggiunge nulla, soprattutto sul confronto con il grande velocista giamaicano)

A inizio stagione avevi messo tra gli obiettivi, anche quello di non avere a che fare con i problemi fisici.

Volevo arrivare in fondo, senza stop per infortuni. Sia lo scorso anno sia due stagioni fa non sono mai riuscito a fare più di 3-4 gare in stagione per i problemi fisici.

Niente Mediteranno, quindi il prossimo traguardo diventano i Mondiali di Eugene di metà luglio

Per quelli non ho il minimo, ma ho la speranza di essere chiamato grazie al ranking.

Questo per la gara individuale. Per la staffetta invece le possibilità sono più ampie. Grazie alle prove degli ultimi giorni, la tua candidatura è diventata “calda”. Anche tra gli addetti ai lavori.

Non dipende da me. Toccherà ai tecnici decidere.

Hai partecipato ad un paio di raduni dedicati agli staffettisti e quindi hai anche preso la mano nei cambi.

Quello sì.

Anche se entrare in un quartetto rodato e affiatato, non sarà così semplice

Non spetta a me decidere. Io posso solo provare a correre il più veloce possibile

Dallo scorso ottobre ti alleni a Castelporziano, sede della tua società di appartenenza, le Fiamme Gialle. Come ti trovi?

Mi sono trovato bene, soprattutto nel periodo invernale della preparazione. Per il clima: non c’era il freddo che di solito c’è a Como e così ho potuto preparare la stagione indoor in modo ottimale.

E poi c’è coach Claudio Ricciardello, che crede molto in te e nelle tue qualità.

Claudio è un ottimo allenatore e allenarmi con lui è davvero bello perché c’è anche un bel gruppo e un bello staff e ti senti davvero un professionista, si fanno le cose bene.

Non sei un fulmine in partenza, sempre per i tuoi dati fisici. Non pensi di essere più adatto ai 200 dove avresti più tempo per carburare ed andare in velocità?

In stagione ho già fatto un paio di volte il mezzo giro di pista, ma adesso sono concentrato sui 100 metri: siamo nel momento clou.

© RIPRODUZIONE RISERVATA