«Il mio record dura da 24 anni
Una volta andavamo più forte»

Virna De Angeli e il suo primato italiano sui 400 piani indoor

La stagione indoor è andata in archivio, con largo anticipo a causa dell’emergenza per il coronavirus. Il record italiano sui 400 metri in sala, di Virna De Angeli, è rimasto imbattuto. Il 52”17 della “gazzella del Lario” resiste da 24 anni, dal 10 marzo 1996. Una “longevità”, rarissima nell’atletica moderna, che “macina” record a ritmo continuo.

«Come mai nessuna l’ha battuto? Ero molto forte», scherza De Angeli, 44 anni ed una carriera con dieci titoli tricolori in bacheca.

«Quel tempo l’ho fatto a Stoccolma negli europei, dove ho chiuso al 5° posto. Scherzi a parte penso che in Italia, nella specialità, il livello, negli ultimi anni, sia medio-basso. Si correva più forte 20 anni fa di adesso. Non c’è più nessuna che riesca a scendere sotto i 51” all’aperto. Dopo il ritiro di Libania Grenot, che era di un altro pianeta, nessuna si è avvicinata alla mia prestazione».

Quindi può stare tranquilla:il suo record non corre pericoli.

«Certo mi fa piacere essere ancora l’italiana più veloce sui 400 al coperto, ma non ci resterei male se qualcuno mi battesse. I record sono fatti per essere superati. E per il mio sarebbe ora:siamo fermi ormai da tanti anni, nonostante l’atletica sia cambiata; nonostante gli studi e i progressi. E anche nonostante la possibilità di entrare, anche da Juniores, nei gruppi militari».

Ma anche lei ha bruciato le tappe.

«A 22 anni ero all’apice della carriera. Sono stata “precoce”. Per fortuna perché poi mi sono sposata e ho avuto un infortunio (ho rotto un piede) che hanno inciso sulla mia carriera. Ma non mi pento di nulla. Rifarei tutto, dalla prima all’ultima cosa che ho fatto».

E’ stata anche primatista italiana dei 400 all’aperto sino al 2006. Poi prima Daniela Reina e nel 2009 Libania Grenot, l’hanno spodestata. Quello indoor resiste.

«Forse perché ho sempre considerato i 400 in sala, la gara più bella per me. Quella nella quale ho sempre messo qualcosa in più. Pur essendo sempre la stessa distanza, tra aperto e indoor, ci sono molte differenze. E non solo per i due giri di pista, previsti al coperto. Io ho sempre preferito il contatto fisico, come si verifica nelle indoor, dove c’è anche più agonismo. Si può correre in scia e hai la possibilità di gestire la gara, rispetto alle altre e di impostarla come vuoi. Hai la possibilità di lavorare con intelligenza, dal primo all’ultimo metro. I 400 all’aperto non mi sono mai piaciuti più di tanto. Ho sempre odiato gareggiare in corsia, “isolata” dalle altre».

Per arrivare in alto, come lei, sono indispensabili gli allenamenti.

«Di sicuro. E, lo confesso, quelli per i 400 metri erano pesantissimi, molto noiosi e ripetitivi. Senza dimenticare che poi bisogna farli sempre, per tutti gli anni della carriera. Non mi meraviglia che, diverse atlete con buone prospettive, abbiamo mollato dopo 3-4 anni».

Con Stefano Baldini, oro nella maratona di Atene 2004, avete tre figli Alessia, Laura e Lorenzo. Diventeranno dei campioni?

«Per ora solo Alessia, che ha 18 anni, fa atletica a livello agonistico. Come genitori abbiamo spinto affinché non portasse avanti una sola disciplina. Perché nell’atletica moderna o sei un talento e allora vincerai le Olimpiadi, altrimenti è inutile concentrarsi su una cosa sola. E così lei passa dalla velocità ai salti, sia il lungo che il triplo».

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