Basket, il nuovo Ai lov dis gheim
La versione di Gianni (Corsolini)

La puntata settimanale della rubrica più longeva de La Provincia

Stare in casa per i governanti inglesi significava - fino all’altro giorno - avere la possibilità di frequentare pub e cinema. Siamo, insomma, diversi dagli inglesi da un mare di cose.

Stare in casa per me significa essere attaccato al telefono, fisso perché il mio cellulare l’ho perso e ci sono solo quelli personali di mia moglie, delle mie figlie e dei miei gatti. Anche loro sono modernizzati anche se non sono contemporanei come suggerisce il mio alto, biondo e sexy assistente Sergio, che da anni affligge la mia esistenza con il suo essere giovane e sveglio.

Ultimamente ho ricevuto diverse telefonate che mi obbligano a dare quanto meno delle risposte. Non ho la pretesa di avere ragione, però è quello che penso sinceramente in modo tale che gli amici e non sappiano una volta e per sempre come la penso.

La prima risposta riguarda Ettore Messina: mi dicono come mai un amico di Ettore a tutti i livelli come te lo critica così tanto? Non ho pensato che la soluzione presidente-allenatore fosse una situazione quantomeno praticabile, in particolare in una società dotata di molti mezzi, soprattutto economici ma anche sociali e mediatici, e non perché lui non ne sia capace. Milano è l’Olimpia, qualche cosa di davvero impegnativo come pensavo fosse l’impegno alla maniera di Ettore, quindi totale sia come lavoro in palestra che come rapporto con ii giocatori; speravo fosse sufficiente per arrivare a quello che vuole la società.

Le cose non stanno andando bene, ma le colpe eventuali bisogna suddividerle, alcuni acquisti, giudicati di livello non hanno reso come ci si aspettava, e sono stati molti gli infortuni. Ritenevo e ritengo tutt’ora che la bravura di Ettore, riconosciuta anche oltre oceano, bastasse per arrivare ad un risultato. Non ho criticato Messina, ma ho preso atto di una situazione nella quale mi sembra si sia buttato con la consueta onestà anche se gli eventi non l’hanno certamente favorito.

Quando fui presidente dell’Usap, l’associazione allenatori, e Ettore il vice, in diverse occasioni, organizzammo dei clinic con allenatori internazionali che hanno sempre dato rilievo all’impegno di Messina come sopra descritto.

La seconda cosa riguarda il giudizio su Papa Francesco: so di essere ripetitivo, ma il fatto che venga considerato dai conservatori del Vaticano come l’uomo venuto dall’Argentina con la cultura economica di Peron e una miseria certamente diversa da quella italiana non lo sta aiutando. Sostengono che vada troppo avanti, per me non è così. Lui interpreta il Vangelo e basta.

Tutti gli altri che hanno la pretesa di insegnare qualcosa sarebbe meglio che cominciassero a guardarsi in casa. Non posso accettare le contestazioni e l’uso improprio del Vangelo da personaggi che hanno 1,2,3 mogli, quattro fidanzate, tre amanti e vanno in giro a difendere la famiglia tradizionale. Questo è un insulto e basta.

Per quanto riguarda invece la situazione del basket nel futuro io penso che sia giusto chiudere tutto al momento e poi all’inizio del prossimo anno valutare come sono le situazioni. Al momento penso che solo cinque o sei società possano sobbarcarsi i costi della gestione come quelli della stagione che sta finendo.

Si ricominci da zero, si facciano i conti e chi si iscrive deve avere almeno in anticipo un bilancio quanto meno in pareggio. Non mi preoccupa il fatto che diversi stranieri non verranno o peggio ancora verranno degli stranieri inadeguati senza esperienza nel nostro gioco.

Spero vivamente che giochino gli italiani anche se diranno in molti che chiederanno troppo rispetto al valore e all’assenza di concorrenti. Secondo me possono e devono giocare anche i nostri e per quanto riguarda le prebende si accontenteranno, com’è giusto, di uno stipendio assicurato di un bancario, anche se non milionario. I sacrifici in questi tempi sono necessari per tutti.

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