Basket, prima ripartenza
Al lavoro le squadre Pgc

Alcune società hanno infatti ripreso questa settimana l’attività in palestra nell’ambito delle direttive sanitarie: è il caso del settore giovanile di Cantù

È un inizio molto prudente e il contesto è molto limitato. Ma il basket comasco sta incominciando a ripartire. Alcune società hanno infatti ripreso questa settimana l’attività in palestra nell’ambito delle direttive sanitarie.

Non si può parlare di allenamenti di basket veri e propri, e dovranno passare settimane se non mesi prima di ritornare ai tradizionali canoni pre pandemia. Ma già tornare a palleggiare in una palestra (senza mascherina) e tirare individualmente, è un passo importante dopo quasi quattro mesi di astinenza.

Il terzo protocollo sanitario redatto l’11 giugno da Fip e Fipic in collaborazione con il Politecnico di Torino, dopo che i precedenti del 4 e 17 maggio non avevano concesso margini di manovra al basket se non in situazioni eccezionali che poche società in Italia hanno praticato (solo Costa Masnaga dalle nostre parti), ha dettato delle nuove linee guida per il ritorno allo svolgimento degli allenamenti di basket e minibasket.

Resta il problema che molti Comuni non hanno ancora autorizzato l’ingresso negli impianti, oltre al fatto che le palestre scolastiche sono chiuse fino a data da destinarsi.

A sancire comunque ufficialmente il via agli allenamenti, è la ripartenza di una società caposaldo come il Progetto Giovani Cantù. «Abbiamo ripreso con tutte le annate – spiega coach Mattia Costacurta -. Siamo alla palestra di via Colombo a Cantù e, approfittando del fatto che la scuola è finita, ci alleniamo tutti i giorni da mattina a sera. Come prevede il protocollo, ci siamo organizzati in gruppi di massimo otto giocatori, ma se possibile cerchiamo di averne anche meno. Sono seguiti dallo staff tecnico e da un “Covid manager”, un responsabile incaricato dalla società con lo scopo di regolare l’accesso e di verificare le condizioni sanitarie. Tutti gli atleti, o i genitori per loro se minorenni, sottoscrivono un nostro protocollo».

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