Il Como e un gioiello di nome Chajia

Il personaggio Se starà bene, il belga-marocchino potrebbe essere l’asso nella manica per osare di più. I paragoni con Hazard e Ronaldinho, quelli con l’infortunio di Ronaldo, e quelli con i fantasisti in azzurro

Siamo all’apertura dell’ultima settimana di vacanza del Como. L’attesa per la prossima stagione sale, e con essa la voglia di uno step in più della squadra, visto che tutti in società hanno deciso che è il momento di accelerare. E tra gli aspetti che fanno venire di più l’acquolina in bocca a chi segue le vicende azzurre, c’è lui: Moutir Chajia. Possiamo dire: un fenomeno? Sì, lo possiamo dire. Un giocatore che fa la differenza, un giocatore per cui vale la pena spendere i soldi del biglietto, una gioia per gli occhi, arte calcistica allo stato puro. Se Moutir fosse stato sano in questi due anni, chissà dove sarebbe arrivato il Como; e chissà che razza di idolo sarebbe stato. Invece ce lo siamo goduto troppo poco. Due mesi lo scorso anno, prima dell’infortunio al tendine rotuleo che lo ha fermato un anno e mezzo. Un mesetto o poco più quest’anno, quando è stato prudenzialmente centellinato nell’ultima parte di stagione. Ora, incrociando le dita, dovremmo esserci.

Chajia è un giocatore davvero speciale, non solo nella storia del Como, ma anche nel panorama del calcio italiano. Caratteristiche particolari, che difficilmente si riscontrano in altri giocatori. Abbiamo fatto uno studio sentendo esperti e addetti ai lavori.

Caratteristiche

E abbiamo scoperto che le caratteristiche speciali di Chajia sono due, al di là della classe con cui colpisce il pallone: 1. la capacità impressionante di stop, ripartenze e sterzate da fermo; 2. la capacità di osservare l’avversario che ha di fronte, decidendo all’ultimo momento che soluzione adottare per colpirlo sul lato debole. Non la capacità di saltare l’uomo basandosi sulla propria tecnica, ma sulla capacità di osservazione dell’avversario, scegliendo l’imprevedibilità del dribbling all’ultimo momento. Partendo da queste caratteristiche, si può cominciare a giocare con i paragoni. Dunque più che a Baggio, icona di fantasia e classe, che finisce sempre in mezzo in questo tipo di paragoni, Moutir da ragazzino è stato sempre paragonato ad Hazard, e la curiosità è che quest’anno è stato Fabregas a soprannominarlo così, sottolineando la sua somiglianza con il belga. Da giovane poi è stato accomunato Ronaldinho, proprio per l’imprevedibilità del suo scatto nello stretto e da fermo. Un altro paragone, stavolta infame, è quello con Ronaldo il fenomeno, quello dell’Inter: perché si dice che non sia un caso che i due abbiano avuto lo stesso infortunio. Purtroppo è il rischio di chi sollecita così tanto i tendini, mettendoli sotto stress con stop e ripartenze bruschi.

Azzurri

Poi può scattare il paragone con i fantasisti azzurri del passato. Con una premessa: essendo il Como una squadra che nei suoi anni migliori (serie A) ha pensato a salvarsi, non è che la storia sia ricca di fantasisti famosi. Quello più fantasista di tutti forse è stato Primo Berlinghieri. Anche per la maniera di dribblare nello stretto. Poi vengono in mente, certo, tutti quelli che ci hanno fatto divertire con pezzi di bravura e colpi di classe: Matteoli il più forte di tutti, fantasista in azzurro prima di arretrare nell’Inter; Didonè, tecnicamente il più dotato, ma che non riuscì a sfondare; oppure Olivares, ai tempi di Preziosi. Verrebbero in mente sicuramente anche Gigi Meroni, Notaristefano, Oliveira e Zambrotta, diversi, ma devastanti nel superare avversari come birilli. Dunque? Viva la fantasia. Viva Moutir Chajia.

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