«Io, commosso dal popolo di Cantù. Sì, ci riproviamo»

Il presidente Allievi: «Coach Sacchetti? Ha un contratto e non possiamo cambiare ogni anno»

La (non) solitudine dei numeri primi. Non passa la terribile delusione per la mancata promozione, ma Roberto Allievi, presidente della Pallacanestro Cantù, ha almeno il sollievo della vicinanza - sincera - di amici, sostenitori, tifosi e autorità. Insomma, siccome di solito la vittoria ha moltissimi padri e la sconfitta è orfana, la fortuna del primo (riecco i numeri) dirigente è quella di non essere stato lasciato solo.

Presidente, peggio questa o quella dell’anno scorso?

Peggio stavolta, perché avevamo creato tutte le premesse economiche e tecniche per centrare la promozione. Con il potenziale vantaggio, ma era soltanto un’ipotesi viste come sono andate le cose, di una parte di tabellone meno impegnativa.

È riuscito a darsi una risposta sul cosa è successo?

In nessuna delle partite importanti il gruppo ha dato il meglio. Con un gap di testa, volontà e consapevolezza disarmante. Non abbiamo mai dato dimostrazione della squadra che dovevamo essere.

Un giudizio tranchant...

Attenzione, però. Il primo a mettermi in discussione sono io stesso. Nei tre anni di presidenza, prima la retrocessione poi le due mancate risalite. Ed è con questo tipo di considerazione che mi presenterò davanti al consiglio di amministrazione della prossima settimana.

Non sarà mica una resa, la sua?

È consapevolezza. Ma non mi arrendo. Ho già sentito un pochino tutti gli attori e mi sono fatto un quadro di ciò che non è andato. Cercherò ora di portare nuove idee e suggerimenti, sulla scorta di quel che ho captato, per gettare le basi in vista della nuova stagione.

Che strada bisognerà intraprendere?

Per prima cosa sarà una simbiosi sempre più stretta con Cantù Next, perché questo è un percorso da fare insieme, adesso più che mai. Con tutte le sinergie che potrà portare la nuova arena e quanto potrà beneficiarne Pallacanestro Cantù.

Ci sta dicendo che Cantù Next avrà un ruolo più attivo e determinante nelle decisioni del club?

Dico che la sinergia ha fondamenta molto solide. Il nostro sarà un lavoro comune, con anche interventi economici. Innegabile che Cantù Next sia destinata a diventare il braccio armato per consentirci di reperire risorse e allestire la squadra.

Quindi nessun passo indietro, anche solo piccolo piccolo, dopo l’ennesimo flop?

La volontà di andare avanti e ritentarci fin da subito c’è tutta ed è di tutti. Non ci resta che ragionare sulle varie cose da fare e nei tempi giusti.

Si porta via almeno qualcosa di positivo da questo disgraziato finale di stagione?

Eccome.

Cosa, allora?

Sono commosso e rimasto toccato da questo nostro popolo biancoblù. Anche nell’ultima partita tutti, nessuno escluso ed Eagles compresi, sono stati encomiabili, con quella migrazione di massa a Casale Monferrato che non dimenticherò. E di questo sono grato alla nostra gente.

Parole non banali...

Mi solleva il fatto, e mi dà fiducia e carica, che quell’idea che avevamo di costruire una forte identità canturina al momento di rilevare la società sembra concretizzarsi una volta di più. Ho ricevuto tante telefonate e messaggi anche dai nostri tifosi. A loro, agli appassionati e all’ambente ora dovremo dare una risposta alle aspettative.

E adesso cosa si farà?

Ci sono da tracciare le nuove linee fondamentali per il futuro. Dovremo valutare quello che non ha funzionato e correggere al più presto. Finora mi sono preoccupato di ascoltare le valutazioni di sponsor, autorità e tifosi. E ho potuto toccare con mano quanto sia ancora forte la voglia di essere legati a noi. Non è una cosa da poco, credetemi.

La dirigenza, invece, come la pensa?

Non ho alcun dubbio sul fatto che anche il nostro cda possa confermare la totale unità d’intenti per continuare a cercare di costruire qualcosa di bello. E sottolineo la pressoché certa unità d’intenti. Non abbiamo divisioni al nostro interno.

Guardandosi in giro, come ha trovato l’ambiente?

Con il morale sotto i tacchi, ma non poteva essere altrimenti. Mi consola, e lo ripeto, questo incondizionato amore della piazza nei confronti della Pallacanestro Cantù. Mi sento vicino tutto il nostro mondo, questa è la cosa più bella. Tutti vogliono andare avanti per centrare il nostro grande obiettivo.

Avverte la sensazione di una squadra che ha tradito nel momento più decisivo.

Tradimento no, perché presupporrebbe una forma di mancato impegno. E sono convinto che non sia stato così. Le ragioni di questo fallimento sono da cercare altrove.

E dove?

Sono mancate soprattutto testa e condizione fisica. Aspetti che ritengo siano stati sottovalutati. La cosa è stata evidente e palese negli ultimi cinque minuti di gara cinque con Pistoia, ma anche nella terza partita a Nardò e in semifinale di Coppa Italia con Cento a Busto Arsizio. Né testa né mentalità, penso siano sotto gli occhi di tutti.

Un ragionamento così, attenzione, porta dritto alla componente tecnica, allora. O sbagliamo?

Le responsabilità sono di tutti, ci tengo a dirlo. Non scarichiamole su questo o quello, specie se si pensa a un singolo.

Sacchetti, e non inteso come il singolo da additare, ma come proiezione futura?

È il nostro allenatore e ha un contratto anche per la prossima stagione. La scelta di ingaggiarlo è stata molto meditata, nella consapevolezza di portare a Cantà un allenatore capace e di esperienza. La fiducia non è venuta meno.

Quindi?

Quindi ci può benissimo stare la volontà di non cambiare, d’altronde non potremo certo farlo ogni anno insieme alle rivoluzioni... Forse serve il tempo necessario per costruire qualcosa. Pianificando e dando un po’ di continuità a scelte e progetti.

A livello di squadra però qualcosa andrà cambiato...

Non so adesso che cosa sarà. Ho già ascoltato Sandro Santoro e Fabrizio Frates che mi hanno già fatto relazioni a voci e presto per iscritto. Ma tutte quelle che saranno le scelte sono rimandate a dopo il consiglio di amministrazione.

A proposito, anche Santoro e Frates hanno contratto in scadenza...

Non ho alcuna indicazioni per cambiare direzione tecnica della squadra. Direi che si va avanti così.

E in società che aria tira?

Siamo uniti, voglio sottolinearlo ancora una volta. E ora sappiano anche che la gente si aspetta da noi un bilancio economico tale da supportare le ambizioni. Che sono le loro, ma anche le nostre.

Però non può rimanere una squadra del genere...

Sarà tutto conseguenziale alle valutazioni di ogni componente e a quello che si è visto. Tenderei a pensare che saranno tanti gli elementi diversi rispetto a quelli che avevamo, a cominciare dagli stranieri.

Un’altra bella lezione resta: non si vince solo perché si è Cantù...

E sarà sempre peggio, tutti continueranno a non regalare niente e a giocare la partita della vita contro di noi. Prepariamoci dunque a una vita ancora più difficile.

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