La musica di Verdi: «A Como per tornare in A, io sono vicino al top»

L’attaccante ex Torino e Bologna: «Il ko con la Cremonese un episodio, questa squadra non deve nascondersi»

È stato il colpo dell’estate. Simone Verdi, atteso durante il ritiro, prima sì, poi no, poi sì. Un attaccante che eravamo abituati a vedere in serie A, che ha fatto un po’ fatica all’inizio (lo ammette anche lui), e che adesso sta entrando in forma, che sta affilando le sue armi. Come si è visto durante la partita contro la Cremonese: lampi di classe, due tiri non banali (uno finito in gol, ma poi annullato per sfortunata deviazione di Cutrone), la sensazione che Simone stia arrivando. Lui ha 31 anni, ha giocato nel Bologna e nel Torino, è stato protagonista nelle ultime due stagioni di altrettante salvezze thriller con Salernitana e Verona, dove è stato protagonista, ha giocato in Nazionale. E adesso ha sposato un altro azzurro, quello del Como.

Buongiorno Simone. Come va?

Bene. Sto migliorando, sto entrando in forma.

Ecco, la sensazione è che nelle prime partite avesse fatto un po’ fatica.

Certo. Per diversi motivi. Primo: ho fatto un buon ritiro estivo, ma non giocare nelle partite fa la differenza. Ho dovuto riprendere il ritmo partita. Poi c’è la serie B. E’ molto diversa dalla serie A, c’è molta più intensità, i ritmi sono molto più alti, c’è più intensità ed energia. E io mi devo tarare su questo nuovo scenario. Normale.

Però, con la Cremonese si sono visti sprazzi di Verdi.

Sono d’accordo, sto meglio.

In che percentuale?

Non voglio fare percentuali, non ha senso. Ma sto meglio.

Si sono visti, soprattutto, quei due tiri non banali. Fa parte del suo repertorio?

Direi di sì. Ho segnato in passato gol così. Due azioni simili, due tiri simili.

Uno era finito in porta ma è stato annullato per una deviazione di Cutrone. Lei ha esultato, ma temeva che quel gol fosse annullato?

Mah... Io posso solo dire che ho percepito la deviazione di Patrick, anzi ho avuto la sensazione che senza quella deviazione la palla magari sarebbe finita fuori. Non avevo idea della sua posizione. In realtà non l’ho rivista nemmeno in tv, meglio non riguardarla... Patrick è stato sfortunato. E noi con lui.

Una partita maledetta.

Io non mi ci soffermerei più di tanto. Per come l’ho vista io, si è trattato della classica partita dove ti gira tutto storto. Alla fine di un campionato, episodi pro e contro di solito si pareggiano. Mi aspetto in futuro una partita in cui non meriteremo ma vinceremo. Guardiamo avanti.

Dove può arrivare questo Como?

Beh, dire che punta ai playoff mi pare normale. Nascondersi sarebbe sbagliato. Fa parte anche di senso di responsabilità, della presa di coscienza della nostra forza.

Che campionato è?

Difficile e competitivo. Tutti parlano di Venezia, Palermo e Parma, giustamente. Ma io penso anche a quelle squadre per me molto forti che hanno avuto un avvio lento, ma sono destinate a venire fuori. Penso alla Cremonese, fortissima, allo Spezia che per me verrà fuori, o magari al Bari.

Torniamo a Verdi. Abbiamo passato una estate ad aspettare che si aggiustasse la situazione. Aspettava una serie A?

Normale. Io credo di essere un giocatore che vale la serie A.Ma non è arrivata l’offerta giusta. Il Como è stata un’ottima alternativa, una società competitiva che ha grandi progetti. Sono un ambizioso, ed era normale capire se ci fosse stata la possibilità di restare in A. Ma adesso sono in una società con la quale credo di poterla riconquistare sul campo. E poi voglio aggiungere una cosa. Non pensiate all’avido calcolatore o a ragionamenti sugli stipendi. Nella mia carriera ho rinunciato a parecchi soldi per inseguire i sogni o soluzioni in cui vedevo competitività.

Lei è schierato nel 3-4-2-1: soddisfatto?

Ho sempre giocato più o meno dietro le punte, anche se ho fatto la seconda punta o l’esterno del 4-3-3. Così per me è perfetto. Mi piace avere la palla addosso e dialogare con un compagno che va in profondità.

Aveva già avuto Longo?

Sì, nel Torino. Con lui giocavo proprio come nel Como.

Due salvezze pazzesche nelle ultime due stagioni.

Cose persino difficili da raccontare. Bisogna viverle. A volte succede.

Perché il numero 90?

Perché, pur non essendo un centravanti, da ragazzino ero innamorato del 9 e mi è rimasta questa passione...

Longo a parte, chi l’ha ispirata di più come tecnico?

Gli anni con Sarri all’Empoli sono stati i più formativi.

La stagione migliore?

A Bologna, senza dubbio.

Il modello nel suo ruolo?

Schevchenko.

Cosa fa fuori dal campo?

Nulla di particolare. Con mia moglie ci piace fare turismo nelle grandi città, oppure guardare serie tv. Mi piace il basket o il tennis. Ascolto musica italiana. Nulla di speciale.

Che idea si fatto di questa società così... particolare?

Mi sembra una società molto strutturata, che ha tutto per fare bene. Sono felice di essere qui.

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