Santoro: «Sì, è una figuraccia
Ma costruiamo e non demoliamo»

Il general manager di Cantù dopo la clamorosa sconfitta a Osimo contro Fabriano

«Abbiamo maturato una figuraccia, inutile girarci intorno». E non lo fa certo Sandro Santoro, nelle ore successive la clamorosa sconfitta dell’Acqua S.Bernardo Cantù a Osimo contro Fabriano, fanalino di coda dell’altro girone.

«Inutile nascondersi dietro un dito - prosegue il general manager biancoblù -. Ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità, per quelle che sono le relative competenze. Io per primo, che forse non ho inciso abbastanza nel far comprendere l’importanza della partita».

C’è di buono che tutto quello che si poteva sbagliare, dall’approccio all’ultimo tiro, è stato fatto in 40 minuti...

Sugli errori si deve costruire e non demolire, perché se riesci ad ascoltare i messaggi che ti arrivano dallo sbagliare, allora sei sulla strada buona per non commetterlo più o farlo in maniera diverso, ma minore. E sicuramente in modo meno negativo rispetto a quello che nel corso di una stagione complessa può avvenire.

Quanto ci siete rimasti male?

Il dispiacere è tanto. Soprattutto sono i modi e i tempi che determinano il grado di responsabilità. Ma ora c’è l’assoluto desiderio, e bisogno, che tutto non si trasformi in ansia. E questo sarà anche il mio compito e di tutti quelli che operano nel settore della gestione tecnica.

Certo che l’avete fatta grossa...

In un momento così delicato, ogni cosa ha la sua importanza. Dovremo badare a ogni dettaglio tecnico, psicologico, emotivo e comunicativo, cercando di prevenire tutto quanto è possibile perché certe situazioni non si ripropongano. E non possiamo certo metterci lì a recriminare sulle assenze, soprattutto in relazione alla partita di Osimo. Visto che nelle corde di questa squadra ci sono le possibilità di gestire una partita come quella.

Eppure eravate lo stesso arrivati a un nonnulla...

Con quell’azione a sette secondi dalla fine e quel canestro che si poteva realizzare in contropiede, avremmo vinto. La brutta prestazione sarebbe rimasta, Fabriano ha comunque meritato in virtù di una partita coraggiosa, ma noi avremmo potuto dare un bel segnale: quello della grande squadra che, anche quando gioca male, vince.

E ora?

Ora mettiamoci subito a regime. Siamo alle porte dei playoff, c’è una griglia ancora da conquistare, perché non è affatto detto che il nostro sia il posto determinato dal termine della prima fase.

Quando tira brutto tempo, da voi non piove e basta, ma vira a tempesta: com’è la storia del viaggio di sette ore prima della partita?

È stata probabilmente interpreta male la dichiarazione di Sodini. Ci tengo a sottolineare che è stato fatto tutto per bene, secondo gli altissimi standard organizzativi di una società come la nostra. Siamo arrivati la sera precedente, all’ora in cui si doveva essere lì, e largamente in tempo per prepararci come si deve. Derubrichiamola, quindi, come interpretazione errata.

Ma come si esce da una prova così?

Con l’orgoglio, che deriva anche e soprattutto dalla brutta figura rimediata. C’è da rammaricarsi per come è finita, per la riconoscenza che dobbiamo a questa società, al presidente Allievi, che proprio sabato compiva gli anni e che si aspettava una giornata diversa, ai nostri tifosi e noi stessi.

Quindi?

Se abbiamo ambizione, voglia e passione, ora dobbiamo metterci subito orgoglio e coraggio per rialzare la testa. Dimostrando di aver capito la lezione e di come ci si avvicina a partite come quella. Facile farlo con la giusta concentrazione, quando si tratta di affrontare squadre tipo Udine, con le motivazioni che quasi si trovano da sole. Per il salto di qualità, ci vogliono la stessa intensità e concentrazione in match di una fascia apparentemente più bassa.

I segreti?

Serenità, consapevolezza e coraggio. Componenti che ho riconosciuto in questo gruppo quando seguivo le partite da lontano e che poi ho ritrovato quando sono arrivato a Cantù. Conosco il valore della squadra, che non è da giudicare per quello fatto vedere a Fabriano.

Ben venga, allora, la partita di domani, in casa con Chiusi.

Infatti. I ragazzi reagiranno subito. C’è una sfida importante, diversa da quella di Fabriano, e quando le gare contano praticamente non abbiamo mai fallito. Ci siamo sempre rialzati davanti alle difficoltà. Occhio però all’avversario.

Perché?

Perché se ha fiutato una certa difficoltà nostra nella prima uscita, farà di tutto per metterci in difficoltà fin dall’inizio.

Cosa bisognerà fare, allora?

Avere la reazione giusta per cercare di andare oltre l’ostacolo. Ci sono tutte le premesse per una partita difficile, ma prendiamola dal lato giusto: sarà comunque molto allenante in vista dei playoff, quando anche lì si giocherà tre volte alla settimana. Possiamo però dire di essere abbastanza preparati, visti i tantissimi appuntamenti ufficiali degli ultimi due mesi.

Campanello d’allarme il fatto che, a parte un paio d’eccezioni, nelle sfide incrociate abbiano praticamente vinto solo le squadre dell’alto girone?

Il fatto che il campo abbia smentito tutto quello che si diceva, e cioè che il nostro fosse il raggruppamento più competitivo, può tornare a vantaggio.

In che senso?

Nel senso che in questa fase a orologio avremo il tempo per comprendere bene la faccenda: non è così. La serie A2 è una cosa unica, indipendentemente dalla divisione in due dei gironi. La potenzialità è elevata da una e dell’altra parte. I risultati non sono scontati, e non siamo solo noi a dimostrarlo. E non finisce qui.

Cosa glielo fa pensare?

Il fatto che nei playoff sarà ancora peggio. Che cambierà tutto: le presenze sugli spalti, il clima, forse anche l’arbitraggio. Teniamone conto.

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