Ve lo ricordate Acker? È il grande colpo del Pgc

L’ex americano di Cantù con un passato nella Nba entra nello staff tecnico: «Un ragazzo splendido», dice Borghi

Che colpo per il Progetto Giovani Cantù. Alex (all’anagrafe Alexander Maurice) Acker entra infatti nello staff tecnico del sodalizio canturino.

Stiamo parlando di un ex giocatore che vanta 30 presenze in Nba (Pistons e Clippers) e 57 in Eurolega (Olympiacos, Barcellona, Milano, Gdynia), nonché tre campionati in serie A nella stessa Milano (2009/10), nell’Avellino di Stefano Sacripanti (15/16) e non ultimo alla Red October Cantù (16/17). Era ottobre 2016 quando Acker si aggregò alla truppa biancoblù allenata da Rimas Kurtinaitis; disputò 23 partite a una media di 6 punti e 19 minuti.

Ebbene, chi l’avrebbe mai detto, Acker è un nuovo assistente di coach Mattia Costacurta per la squadra che disputa il doppio campionato Under 19 d’Eccellenza e C Silver.

Per capire come sia stato possibile, bisogna tener presente che il play nato 39 anni fa in California è sposata da qualche anno con una ragazza canturina e ha preso casa in zona; nel 2016 ha così ottenuto la cittadinanza italiana.

Terminata la carriera nel 2019, si era dedicato ad un’attività di scouting del mercato americano. Poi però, tramite una parentela della moglie, il ritorno in campo a sorpresa in C Gold a Gallarate nella stagione 20/21; nel contempo ha iniziato ad allenare a Gallarate e Casorate.

Ora però, dopo un lungo corteggiamento, ha ceduto alle lusighe del Pgc. «Siamo molto contenti del suo arrivo - sottolinea Sergio Borghi, responsabile tecnico del settore giovanile canturino -. Avevamo già avuto un avvicinamento gli anni scorsi senza però concretizzare, ma adesso ci siamo riusciti».

Avete messo una stella in panchina. «È un ragazzo splendido e ha enormi qualità umane. E si sta già dimostrando un valore aggiunto, sia dal punto di vista tecnico sia nell’interazione con i giocatori. Ha infatti un entusiasmo contagioso e la capacità di catalizzare l’attenzione, perché i ragazzi lo vedono come piacerebbe essere loro in futuro. Inoltre, pur essendo un giocatore che ha calcato parquet di Eurolega e dell’Nba, è rimasto umile. Aggiungo che lavora molto bene, affiancandosi allo staff, anche per lavori individuali per i singoli. Insomma – dice Borghi - una bellissima conferma di quanto può essere utile e importante per l’ambiente».

In attesa di conseguire il patentino di allenatore («lo prenderà in estate»), c’è un’ultima curiosità. «Non parla molto l’italiano e sul campo si esprime solitamente in inglese. Ma non ci sono problemi di comprensione: i ragazzi l’inglese cestistico lo capiscono, e anzi viene chiesto loro uno sforzo di attenzione maggiore che può solo far bene».

© RIPRODUZIONE RISERVATA