Borgonovo, stesso dolore

Già dieci anni senza di lui

Il campione comasco, che ha vestito anche le maglie di Milan, Fiorentina e Nazionale, è scomparso il 27 giugno 2013 per le conseguenze della Sla

«Se Stefano non avesse fatto il calciatore, se avesse fatto un altro tipo di vita non si sarebbe ammalato». Ne ha parlato di recente Chantal Borgonovo, dopo le morti di Vialli e Mihajlovic, giocatori della medesima generazione del suo Stefano. Che proprio dieci anni fa, il 27 giugno del 2013, chiudeva gli occhi per sempre, vittima della Sla. È un anniversario che fa ancora male. Perché è vero, della correlazione tra la Sla, tra alcuni tipi di malattie gravissime, e il calcio soprattutto di una certa epoca, si sa ancora poco, quasi nulla. E si cerca di parlare il meno possibile.

“Non esiste paura nel cuore di chi lotta” recita uno striscione con il suo volto al Sinigaglia. Dove il suo ricordo non si è mai spento. I tifosi scelsero dieci anni fa di intitolare a lui il premio che ogni anno viene assegnato al miglior giocatore del Como. Quest’anno l’ha vinto Cerri, che ha ricordato la commozione di suo padre alla notizia, che di Borgonovo e della sua bravura da giocatore si ricorda bene. Lui no, perché di tempo ne è passato tanto, anche se è servito a poco. «Sono anni che attendo delle risposte, mio marito prendeva quello che dicevano i medici – diceva qualche mese fa la moglie Chantal, commentando le recenti scomparse illustri di colleghi di Stefano – invece forse a nessuno interessa indagare». Indietro purtroppo non si può più tornare. Ma fare un po’ più di luce sarebbe il modo migliore per ricordarlo. Lui e non solo lui.

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