Amaro in bocca per il Como. È mancata la zampata

La squadra a Benevento ha dato l’impressione di non aver cercato la vittoria con la necessaria convinzione

Resta un po’ di amaro in bocca. Dopo aver celebrato, per onestà intellettuale, il sesto risultato utile consecutivo, segno di una continuità fondamentale per salvare la pelle dal pericolo playout, va anche espresso il sentimento diffuso, una specie di retrogusto che sta lì.

Come era successo a Perugia, il Como a Benevento ha dato l’impressione di non aver cercato la vittoria con la necessaria convinzione. Oddio, stavolta, almeno dal punto di vista tattico, a Longo, sotto il profilo delle intenzioni, si può contestare poco: nel senso che a un certo punti si è messo 4-4-2, con Parigini e Chajia ai lati, come giocava il Como con Gattuso, uno schema che con l’uomo in più somigliava più a un 4-2-4. Invece nulla.

La superiorità numerica, conquistata dalla recita di Odenthal, a terra per lo spavento come avremmo fatto tutti, ma anche con le mani sul viso come fosse stato centrato da una granata, non è bastata. In fondo, le critiche sono anche frutto del nostro essere eterni incontentabili. È bastato un piccolo profumo di playoff per rimuginare su questi due punti persi che ci avrebbero portato direttamente in corsa per la zona più nobile. Nota a margine: Fabregas è sparito dai radar, e questo, chissà, potrebbe anche avvicinare il suo ritiro.

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