Arrigoni e il Como: «Le prestazione ci sono, i punti arriveranno»

Il motorino del centrocampo: «Tante occasioni perse in modo strano e sfortunato. Teniamo duro»

È il momento di aggrapparsi alle certezze. E Tommaso Arrigoni per il Como e i suoi tifosi di sicuro lo è. La sua analisi del momento è disincantata e sincera, pensando anche al passato e a quello che la squadra ha già saputo affrontare e superare.

Tommaso, in questi anni ostacoli e momenti duri non sono mancati, e vi siete sempre rialzati. Questa però è una difficoltà diversa...

E’ diverso l’obiettivo a questo punto, che non può essere che la salvezza. E dunque dover fare punti a tutti i costi. Però le prestazioni ci sono, la squadra è migliorata, ha una sua identità che prima non c’era. I passi avanti ci sono stati, e si vedono. C’è più quadratura, più convinzione, più occasioni. E quello spirito che ci ha sempre aiutato a rialzarci.

Questa posizione di classifica spaventa e condiziona? Eravamo abituati a un Como molto più spensierato in passato.

Ma io credo che un po’ di paura non faccia male, anzi può anche aiutare a tirare fuori qualcosa di più. Quindi male non può fare.

Ma, pensando all’anno scorso, è un campionato davvero tanto più difficile per voi che lo vivete dal campo? O è solo un momento più difficoltoso per il Como?

No, è oggettivamente più difficile, c’è più qualità, ci sono più giocatori che possono risolvere da un momento all’altro la partita. E c’è molto più equilibrio, non a caso è un campionato pieno di pareggi. Poi noi abbiamo avuto dei problemi in partenza che conosciamo, ma sarebbe molto difficile comunque.

Eppure se l’anno scorso per molti di voi la B era quasi una novità, stavolta non è così: a cosa è servita quell’esperienza?

Tutti siamo comunque cresciuti, ognuno di noi. Siamo stati anche poco fortunati sinora, però. Penso ai tanti compagni infortunati, che speriamo di recuperare presto perché abbiamo bisogno di tutti, piuttosto che ad alcuni episodi che ci sono andati storti. L’ultimo domenica, per esempio.

Ecco, appunto. Che ne pensi di questi rigori?

Penso che giocare in questo modo, con il Var, con queste regole, non mi piace. Al giorno d’oggi se stai attaccando conviene più tirare addosso a un avversario che in porta. Non esiste, il fallo di Bellemo non può essere rigore, se la palla ti finisce addosso perchè sei lì, cosa puoi fare?

Vero, però...

Certo, è chiaro che in una fase delicata della partita, nel finale, bisognerebbe stare lontani dall’area così non si corrono rischi. Lo so bene anch’io, contro il Bari è capitato anche a me, anche se il mio tocco è stato più evidente, e per la verità prima però avevo toccato la palla con il petto. Del resto, non ho dubbi a dirlo, anche il rigore che sempre con il Bari avevano dato prima a nostro favore era simile, e a me questi rigori non piacciono.

A nessuno, però è stato il Como a rimetterci due volte. E se parliamo di rimonte subìte, non ci sono stati solo episodi come questi. Come mai? Un caso o un problema?

Ascoli, certo. Qui forse subentra anche un aspetto mentale, la paura di non riuscire a vincere. Però anche lì, noi abbiamo saputo dimostrare di essere squadra, abbiamo ribaltato la partita, siamo andati in vantaggio due volte, insomma una squadra che fisicamente e tatticamente non sta bene non ci sarebbe riuscita. Noi dobbiamo pensare a questo.

L’idea del tridente, dei tre attaccanti. Lì in mezzo al campo che ne pensate? Si può sostenere bene?

Assolutamente sì. Io credo che sia stata una scelta che ha dato risposte interessanti. In queste tre gare le occasioni sono state tante, anche a Palermo pur non avendo segnato. I nostri attaccanti corrono tanto, si sacrificano tanto, si fanno davvero un mazzo così. E gli equilibri non si perdono. Sì, è un’idea che mi piace e che credo possa veramente aumentare la nostra pericolosità senza toglierci nulla.

A Terni è difficile perché tutte le partite ora lo sono oppure quest’anno soffrite un po’ di più chi sta nelle parti alte?

Se analizziamo quello che è successo sino a qui, abbiamo preso tantissimi gol su palle inattive, indipendentemente dal valore degli avversari. Il che, oltre ovviamente al fatto che si debba lavorare molto su questo aspetto, significa che non abbiamo patito di più certe squadre rispetto ad altre. Il nostro atteggiamento nel bene e nel male è sempre lo stesso, nessuno ci ha completamente dominato sul piano del gioco. Dipende e continuerà a dipendere sempre molto da noi, ed è per questo che per come stiamo lavorando e migliorando possiamo e dobbiamo per forza pensare positivo.

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