Como, nuovi sistemi
Calcio sulle fettuccine

Il campo è diviso in cinque corsie longitudinali, tipo le corsie dell’atletica leggera, con nastri appositamente applicati

Di solito è il cacio sui maccheroni. Qui è il calcio sulle fettuccine. Battuta a sfondo alimentare per spiegare l’ultima diavoleria dell’allenatore del Como Marco Banchini. Che ha ripreso in questi giorni A lavorare su campi divisi in zone grazie alla posa di nastri bianchi fissati al terreno con dei chiodi. Una “stranezza” che già si era vista a tratti lo scorso anno, abbandonata idealmente con la notizia che sarebbe arrivato il campo sintetico (impossibile fissare al terreno i nastri di stoffa), lasciati in magazzino anche durante il ritiro di Arona fatto su terreno artificiale. Ma tornati di moda non appena tutto è cambiato nelle strategie del Como, visto che si lavora a Bregnano su campo in erba e così sarà più o meno anche per le partite.

Se uno entrasse al centro sportivo di Bregnano nel momento giusto, forse potrebbe pensare che i giocatori del Como si allenino a quel gioco (più femminile) in cui si salta su zone divise da nastri, cioè il gioco della campana. Nulla di tutto questo, ovviamente. Il campo è diviso in cinque corsie longitudinali, tipo le corsie dell’atletica leggera, in maniera da far rendere conto immediatamente ai giocatori dove si trovino rispetto all’estenione del terreno di gioco.

La regola è quella di non essere mai più di due nella corsia longitudinale e mai più di tre nella corsia orizzontale (che però non viene mai segnata, perché automatica nella percezione del giocatore). La suddivisione in zone serve a due cose: sviluppo ordinato dei rombi, schema su cui si basa il sistema di gioco di Banchini; soprattutto, disposizione equilibrata della squadra quando si passa dalla fase di possesso a quella di non possesso. Se quando la squadra perde palla, è già automaticamente posizionata in maniera equilibrata, tale da coprire tutte le zone del campo, dovrà correre di meno nel recupero del ripiegamento e metterà in difficoltà gli avversari che non troveranno sbocchi nella ripartenza.

L’invenzione è di Marcelo Bielsa, l’allenatore argentino cui Banchini spesso si ispira. In Italia la usa De Zerbi. In realtà in sudamerica, i nastri erano nati per poter giocare su campi senza righe segnate, e interpretate dall’attuale tecnico del Leeds in maniera organica. Dice Banchini: «Più si va a avanti e più nulla è lasciato al caso nello studio delle tattiche e delle disposizioni. Il calcio è una materia in continua evoluzione e questo allenamento serve ad essere sempre equilibrati, a non creare buchi di spazio dovuto a uno squilibrio, nel quale poi gli avversari avrebbero il vantaggio di infilarsici per partire in contropiede».

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