Como si gode il nuovo H’Maidat
«Nel mio ruolo vado meglio»

«Ho una grande riconoscenza verso il Como, il mister, il ds, tutti coloro che mi hanno voluto dare ancora fiducia dopo un anno deludente»

Rialzarsi in piedi e ricominciare per Ismail H’Maidat non è una cosa nuova. A venticinque anni ha già vissuto esperienze ben più difficili da superare di una stagione in panchina. L’importante è non mollare, così come è importante che chi ti sta intorno non molli te. E il Como con lui non lo ha fatto, credendo nelle sue qualità. Che ora finalmente si vedono, sempre più evidenti, partita dopo partita.

«Finalmente, sono molto contento. Anche perché ho una grande riconoscenza verso il Como, il mister, il ds, tutti coloro che mi hanno voluto dare ancora fiducia dopo un anno deludente». Già, l’anno scorso H’Maidat in campo c’è stato pochissimo, senza lasciare la minima traccia del suo talento.

Un altro giocatore rispetto a quello che l’altra sera ha dato il via alle azioni dei due gol del Como, che da qualche giornata a questa parte sta dando al centrocampo qualità e personalità.

«Conta molto anche il fatto che ora gioco nel mio ruolo, l’anno scorso giocando con un altro modulo ero impiegato da mezzala, e per me era tutto più difficile. Ora ho più campo aperto per controllare la palla, per inserirmi tra le linee e cercare gli attaccanti, per giocare secondo le mie capacità. E mi sento più sicuro». Cambio di ruolo, ma anche di consapevolezza. «Non avevo mai visto la serie C, per me l’anno scorso era tutto nuovo, adesso ho capito meglio cosa serve in questa categoria, più corsa, più battaglia. E poi sto meglio fisicamente, lavoro di più e mi sento molto più sicuro».

Va anche detto che un anno fa, quando il Como lo scelse, Ismail arrivava da un periodo lungo di inattività «ed ero in un gruppo nuovo, adesso conta tanto il fatto di conoscerci bene tra di noi. Io comunque sono sempre stato bene con i miei compagni, ambientarmi a Como è stato semplice, ho trascorso qui anche il periodo di lockdown con mia moglie, olandese come me, e mio figlio. Che ora ha sei anni, va a scuola, sta imparando l’italiano, qui siamo felici, stiamo benissimo».

La sua vicenda umana, dieci mesi in carcere per un’accusa infondata, è a un capitolo veramente nuovo. L’esperienza con il Brescia, dove arrivò a soli 19 anni e giocò 42 partite in due stagioni, l’ingaggio da parte della Roma, le grandi aspettative dovute al suo talento, sono pagine che restano, ma adesso c’è altro.

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