Como, tocca ai big salvare la baracca

Serie B Cerri, Cutrone, Fabregas e Baselli sono i quattro moschettieri da cui si aspetta la qualità necessaria. Sono loro i primi a dover fare la differenza. Intanto Longo medita se cambiare qualcosa nell’assetto tattico

Settimana tesa. Como-Venezia, sarà anche un luogo comune, ma è uno snodo importante. Vincere vorrebbe dire accorciare una classifica già ravvicinata, e proseguire sulla media delle vittorie in casa di Longo (sarebbe la terza). Perdere o pareggiare sarebbe un mezzo dramma: anche perché il Como in rapida successione ha incontrato tutte le squadre della bassa classifica, e dopo toccherà a Genoa, Bari, Reggina, Ternana eccetera. Sarà anche per questo che ieri Longo ha scelto di chiudersi al Sinigaglia e preparare la partita tra le mura amiche dello stadio: vuoi vedere che ha in mente qualcosa di nuovo (senza Fabregas c’è chi chiede di rivedere il 4-4-2)?

Comunque, di riffa o di raffa, le chiavi per risolvere la situazione è nei piedi, nella testa e nelle parole di quattro big (Chajia infortunato, Parigini orfano del ruolo, Mancuso sorpassato a destra, vengono dopo): Cerri, Cutrone, Fabregas e Baselli adesso devono tirare fuori il coniglio dal cilindro. Tocca a loro sobbarcarsi il compito del salto di qualità. Ammesso che possano farlo.

Cerri

Dei quattro è l’unico in fase ascendente. Ha passato un brutto periodo, già al rientro dalle vacanze era sembrato lontano dal totem allegro e rassicurante della stagione passata. Sembrava essere quello che aveva più pagato psicologicamente il periodo di interregno in panchina, il linguaggio del corpo in partita era chiaro: intristito, avvitato su se stesso e pure qualche gol sbagliato in maniera clamoroso. E poi la novità di non essere più insostituibile, in rotazione come gli altri, a seconda delle esigenze. I due gol con il Benevento gli hanno restituito sorriso e leadership. Può e deve tornare il leader.

Cutrone

Occhio: per la prima volta si sono letti commenti critici su Patrick, cosa impensabile se pensiamo ai tempi della doppietta con la Spal. Lui ce la mette sempre tutta, e pare onestamente più un problema di rifornimenti. Però la sua qualità (alta per la B) deve tornare a graffiare. Non deve perdere la voglia di lasciare il segno in questa avventura che per lui resta speciale: a casa.

Fabregas

Durante un’intervista concessa a Movistar Plus, il centrocampista del Como, ha parlato del proprio futuro: «Devo essere sincero: so di essere alla fine del mio percorso da giocatore. Como è il posto giusto per terminare la carriera, qui posso giocare ed essere felice. Nella vita mi sono sempre adattato ad ogni situazione». E ok: ma da lui, prima di tutto, ci si aspettano dichiarazioni da condottiero. Se in campo per ora è ancora indietro, almeno a livello comunicativo dovrebbe mandare segnali di forza, coesione. Come fa Buffon a Parma anche quando non gioca. Invece sembra un passeggero in prima classe. La società gli dia il compito di essere leader a parole, potrebbe coagulare l’ambiente. Chi meglio di lui per leggere la situazione e dirci come se ne esce?

Baselli

Quando è stato acquistato, tutti a dire ooooohhh. Ma ha fatto fatica. A sprazzi qualcosa si è visto, ma ancora sotto ritmo. Eppure rinunciare ai suoi piedi sarebbe una sconfitta. E infatti sinora Longo non lo ha fatto (a meno che non cambi modulo). Probabilmente si troverebbe più a suo agio in un centrocampo di una squadra vincente. Ma non disperiamo che possa fare la differenza. Pia illusione?

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