Gattuso sta bene. Ora deve decidere il suo futuro

Il personaggio Il tecnico ha recuperato dalla forma di “stress da lavoro” che aveva spinto alla interruzione del rapporto con il Como

La prima notizia è la più attesa: Giacomo Gattuso sta benone. Il tecnico ha recuperato dalla forma di “stress da lavoro” che aveva spinto alla interruzione del rapporto con il Como. E ora che tutto si è risolto per il meglio, che non ci sono più precauzioni e misteri, è l’ora di accendere, anche se solo per un minuto, i riflettori su uno dei personaggi più amati della storia azzurra.

Già, perché la delicatezza e il tatto con cui era stata trattata da tutti la sua vicenda, si era portato dietro un aspetto fastidioso: su Giacomo Gattuso era sceso l’oblio; la traumatica, per certi versi misteriosa separazione dal Como, aveva fatto calare un velo nero che tutto ha attutito, anche i ricordi e le imprese che quest’uomo ha scritto sulla panchina del Como, persino nella maniera meno attesa.

Arrivato qui per fare il vice di Banchini, dopo 17 anni di settore giovanile a Novara, aveva chiesto (pensate un po’) solo una cosa: di non pensare a lui per la guida della prima squadra. Un suo mantra: non essere giudicato nel suo lavoro per un pallone finito fuori o dentro la porta. Poi, i casi della vita cosa disegnano? Lui che sostituisce Banchini, che risponde “presente” nel fare da traghettatore, poi il traghetto che allunga il suo viaggio, da due partite a quattro, da un mese a due mesi, sino alla cavalcata promozione. Quella che Gattuso, ex capitano del Como già amatissimo dalla gente, porta nel cuore come la vera impresa.

Tra la promozione in B e la salvezza dell’anno scorso, nel suo cuore non c’è mai stata partita. Lo raccontava la scorsa estate in ritiro: quella promozione, tra il Covid, i campi incerti, gli infortuni, le incertezze, è stata la vera impresa. Poi, certo, anche la salvezza in B, con altre difficoltà, come il fatto, ad esempio, di doversi allenare a Novara. Ma quella promozione, nel suo cuore non ha eguali. Tra l’altro con la paura che l’anno dopo, fosse rimasta in C, vista la cavalcata del SudTirol, sarebbe stata ancora più dura.

Il Gattuso che regala al Como due campionati da favola, il Gattuso che, come nella favole calcistiche più belle, riesce ad essere profeta in patria, ad essere il collante di una tifoseria che piano piano torna a riassaporare il piacere di tornare allo stadio, e nel contempo ad essere perfettamente integrato con la nuova società, che gli somiglia nei tratti e nella filosofia. Tutto troppo bello, per essere vero. E infatti...

La vigilia di Spezia-Como di Coppa Italia, quella finita 5-1, le prime avvisaglie del malanno. Una stanchezza strana. La settimana successiva, quella che avrebbe portato alla partita con il Cagliari, le energie che venivano a mancare, una vigilia problematica. Una partita, quella del debutto stagionale al Sinigaglia, proprio un girone fa, conclusa non si sa bene come, grazie all’adrenalina. Ma da quella sera, le cose precipitarono. La stanchezza che diventa quasi impossibilità ad alzarsi dal letto, una apatia, un buio cerebrale. La diagnosi: stanchezza da troppo lavoro. Gattuso era andato in over. Tra l’altro una cosa che non sorprende per uno che ha sempre lavorato 16 ore al giorno, senza pause, senza vacanze, visto che c’era da preparare la tesi di Coverciano (esame poi superato nel mezzo della malattia, con uno sforzo emotivo sovrumano).

Il consiglio del medico è stato quello di fermarsi: aveva chiesto troppo alle risorse del suo fisico. Il Como ha avuto il tatto di aspettarlo sinché ha potuto. Se il Como in quelle cinque partite senza di lui in panchina fosse riuscito a fare qualche risultato, forse la società avrebbe potuto aspettarlo più a lungo. Ma la scelta è stata logica e condivisa. Tanto che adesso i rapporti tra il Como e Gattuso restano ottimi. Di più.

Alle notizia del malanno, o di quello che si percepiva, due cose facevano stare male Jack. La prima, che si mettesse in relazione questa situazione con quella che lo aveva colpito un anno prima, il venerdì di Pistoiese-Como, e che gli aveva fatto saltare due partite. Quello fu un forte sbalzo pressorio, forse della stessa famiglia (stress da lavoro), ma nulla a che vedere con questa situazione. Secondo: il fatto che tra i tifosi circolassero voci di malattie più gravi, e che lui non poteva smentire vista la linea di riservatezza scelta.

Ora Jack sta bene. Con la società ha programmato una conferenza stampa che verrà fatta nel momento che le parti decideranno più adatto, per raccontare il percorso. Cosa fa Gattuso adesso? Da una parte deve combattere con l’umano, comprensibile, dispiacere per essere sceso dal treno della vita, quello della sua squadra del cuore, in un progetto societario solido, forte, corretto, profondo, affidabile. Con quello dovrà lottare ancora.

Poi ci sono le partite, che ha ricominciato a vedere: quelle del suo Como, ma anche quelle dei vari campionati per aggiornamento professionale. E infine dovrà decidere cosa fare del suo futuro. Gattuso ha ancora contratto con il Como fino a fine stagione.Ora è presto per pensarci, ma possiamo immaginarci cosa succederà: si siederà a un tavolo con Wise e Ludi per decidere cosa fare, valutare se ci sarà la possibilità di continuare a lavorare nel Como, oppure se vorrà mettersi alla prova come allenatore da qualche altra parte. Adesso è troppo presto. Certo è che una società e una tifoseria gli devono un grosso grazie. Per la naturalezza, la leggerezza con cui ha scritto queste pagine, bravissimo a creare un gruppo solido. E poi chi vivrà, vedrà. Del resto se c’è un testimone vivente del fatto che la favole possono diventare realtà, questo qualcuno è proprio Giacomo Gattuso.

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