Il Como in campo: adesso è un camaleonte

La squadra azzurra cambia modulo più volete anche all’interno della stessa partita, un sistema per attaccare, e un sistema diverso per difendere

Il Como adesso è un camaleonte. E ci riferiamo al modo di stare in campo della squadra di Longo. La sosta ci permette di scartabellare tra gli schemi e i moduli che l’allenatore ha usato e sta usando. La squadra azzurra cambia modulo più volete anche all’interno della stessa partita, e spesso e volentieri adotta un sistema di gioco per attaccare, e un sistema di gioco diverso per difendere.

Moderno

Non lo fa solo il Como, è l’evoluzione tattica del calcio moderno che oggi fa apparire desueta e fuori luogo persino la fissazione giornalistica di voler identificare in un modulo lo schema adottato da una squadra. Se una volta era più spesso così, se ci si discostava meno frequentemente nell’arco del match dalla impostazione iniziale, adesso l’evoluzione del gioco, lo studio tattico sempre più raffinato degli allenatori italiani e internazionali del calcio professionistico, fa spuntare soluzioni magmatiche, dove si cambia spesso assetto all’interno della stessa partita. Poi, certo, ci sono realtà come Atalanta e Torino dove in non possesso si marca a uomo e si segue l’avversario ovunque. Ma sono casi rari e ben specifici.

Torniamo al Como. Gattuso era partito con il 4-4-2, ma stava lavorando su un 3-5-2 per avere un centrocampo con perno centrale adatto all’utilizzo di Fabregas. L’esperimento non era andato bene, a la Spezia in Coppa Italia. Ma ci avrebbe lavorato su. Nell’interregno senza Gattuso in panchina, Guidetti e Bircham (ma probabilmente su suggerimento di Wise e Ludi), avevano finito per affidarsi a un 4-3-1-2, che tenesse un centrocampo e tre , ma con l’introduzione di un trequartista che in realtà questa rosa non ha. Era un modo per utilizzare Fabregas più lontano dalla zona nevralgica, dietro le punte, dove avrebbe potuto gestire meglio il suo basso dinamismo. Longo è ripartito da lì. Anche se in breve ha capito che Fabregas, come uomo dietro le punte, aveva il vizio di abbassarsi a prendere palla dietro, e di fatto trasformando lo schema in un 4-4-2.

Svolta

La prima svolta è arrivata a Terni, dunque pur dopo aver vinto con il 4-3-1-2, contro Perugia, Benevento e Venezia. L’infortunio di Solini ha tolto alla squadra un interprete importante della difesa a quattro e dopo due partite Longo ha deciso di adottare il 3-4-1-2. In effetti, guardando gli schemi del suo passato, la difesa a tre ce la si aspettava da un po’, ma non era così scontata: Longo aveva giocato anche a quattro.La difesa a tre ha consentito di recuperare Scaglia titolare e di mettere a suo agio maggiormente Binks. Si è passati a un centrocampo a quattro perché Baselli e Fabregas erano infortunati e la soluzione con Bellemo e Arrigoni era perfetta con il centrocampo a quattro. Detto che a Palermo e ad Ascoli si è visto un 4-3-3 con l’impiego di tre attaccanti insieme, le prove generali della seconda svolta sono state fatte a Brescia, nella seconda del ritorno, quando con l’uomo in più la squadra si è messa 3-5-2 con Baselli e Fabregas.

Lì è cominciato il Como camaleonte che cambia modulo a seconda delle diverse fasi della partita. Spesso il Como da lì ha giocato con il 3-5-2 in fase di non possesso e con il 4-4-2 in fase di possesso.

Di fatto eliminando il trequartista che questa rosa non ha: Blanco, Parigini, Chajia sono tutti riadattati e anche Da Cunha, il più naturale a giocare in quel ruolo, sa fare anche altro. Schierato adesso come mezzala del 3-5-2, si allarga come esterno del 4-4-2 in fase di possesso.

A Ferrara si è visto il 4-4-2, a Bolzano il 3-4-2-1. E avanti con il caleidoscopio di soluzioni per ingannare l’avversario avere più soluzioni.

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