Il Como spiega le sue ali
In sei per due posti

La reazione all’infortunio di Moutir Chajia è stata veemente: la società ha acquistato non uno, ma due esterni

Il Como, come un gigantesco rapace, adesso è pronto a spiegare le sue ali. La reazione all’infortunio di Moutir Chajia è stata veemente: la società ha acquistato non uno, ma due esterni d’attacco potenzialmente devastanti (Blanco e Ciciretti), al netto della partenza di Luvumbo che però non si poteva certo definire “titolare”. Se si aggiunge che nel frattempo hanno recuperato quasi in pieno Gatto e Peli, e che sullo sfondo resta anche la soluzione “tattica” con Iovine, adesso la scelta dovrà cadere su sei elementi per due posti. Un bel rebus, anche se, come diceva quello là, meglio l’abbondanza che la penuria.

L’intendimento è chiaro: fornire alternative all’allenatore sul terreno delle doppie ali offensive, addirittura da far pensare a un 4-2-4 di “contiana” memoria. Il tutto parte da un paio di considerazioni fatte al termine del girone di andata. 1. Il Como non è stato mai una squadra manovrista, una di quelle che mantengono il possesso palla per 75 minuti, ma è stata spesso letale nel ribaltamento veloce dell’azione con tre passaggi, e questo è più possibile più aumentano in squadra i giocatori di un certo tipo; 2. a società e allenatore sono rimaste negli occhi le migliori prestazioni azzurre (Perugia e secondo tempo con il Monza), tutte e due situazioni in cui Gattuso aveva schierato le due ali offensive insieme, Chajia e Parigini. E qui si apre una lunga parentesi: è ovvio che una soluzione del genere entusiasma tutti noi in tribuna, ma passa attraverso una serie di equilibri che in un campionato di serie B devono essere tenuti presente.

E’ il motivo per cui spesso Gattuso ha scelto l’alternativa Iovine sulla destra, uomo tattico, abile a coprire e a ripartire, a occupare gli spazi lasciati liberi dalle offensive, a rappresentare una sponda sicura nelle fase di attendismo. Rischiare o non rischiare? Il dilemma era e resta importante. E l’infortunio di Chajia lo ha reso ancora più attuale. Perché, venuto a mancare l’uomo più devastante, la tentazione di pensare a una doppia ala (termine che in F1 è sempre sinonimo di efficienza aerodinamica, dunque di maggiore prestazione) è tornata d’attualità. Quasi una necessità. Per questo sono arrivati Blanco e Ciciretti.

E adesso? La sensazione è che, al netto di condizioni fisiche e stati di forma, dei sei in questione l’uomo in pole per avere una maglia sia Parigini, erede di Chajia, che nelle ultime apparizioni è parso capace di spostare gli equilibri.

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