
(Foto di Riccardo Bianchi)
«Il calendario del Como in queste ultime settimane è stato particolarmente fitto, il che significa essere stati esposti ad altri casi di positività»
Biagio Santoro dall’inizio di questa stagione è il nuovo responsabile sanitario del Como. Per vent’anni responsabile del Servizio Medicina dello Sport e Lotta al doping dell’Asl di Como poi Ats Insubria, tuttora responsabile dell’Unità operativa di Medicina dello sport dell’Asst Lariana, docente Coni in qualità di esperto nella Scuola regionale dello sport, Santoro si è già avvicinato personalmente alle realtà sportive locali. E da qualche mese affianca il medico sociale del Como, Alberto Giughello, nel seguire la squadra alternandosi con lui anche nella presenza in panchina.
Le cause possono essere più di una. Innanzitutto è bene ricordare anche la zona in cui viviamo, dove i contagi stanno crescendo in maniera esponenziale. Quindi la diffusione del virus va di pari passo con quello che succede tra la popolazione in generale. Il calendario del Como in queste ultime settimane è stato particolarmente fitto, il che significa essere stati esposti ad altri casi di positività. E stando insieme per tanto tempo, come è accaduto nell’ultimo periodo è stato più facile contagiarsi.
Il calcio è uno sport di contatto, è impossibile tenere le distanze. Noi seguiamo attentamente i protocolli e le norme, ma nessuno può ritenersi esente dalla possibilità di essere contagiato.
Non evita il contagio, questo no. Ma serve quantomeno a individuare subito le positività, il che è già importante. Facendo i tamponi 48 ore prima di ogni partita, nelle scorse settimane in pratica ogni tre giorni i giocatori sono stati controllati, questo ci ha consentito di mettere subito in isolamento i casi positivi. Diversamente non sarebbe potuto essere così, specie con gli asintomatici.
Sono appunto quasi tutti asintomatici, o comunque con sintomi lievi. Fortunatamente non abbiamo avuto particolari problemi, la situazione è già molto migliorata.
No. Premesso che in questi giorni la squadra è sempre stata sotto controllo, monitorando continuamente anche chi è risultato negativo, qualora alla fine della quarantena qualcuno dovesse ancora risultare positivo, il protocollo demanda alle autorità sanitarie locali la gestione di ogni singolo caso. Quindi, sempre raccordandoci con l’Ats, si procede con ulteriori controlli e monitoraggi successivi che possono essere gestiti individualmente, valutando le tempistiche caso per caso. Ovviamente prima di poter riprendere il giocatore deve risultare negativo.
Non mi addentro in problematiche legate agli spostamenti delle partite, di certo bisogna anche considerare che per dieci giorni la squadra non si è allenata. La società intende rifare anche controlli medici interni, al di là dell’esito del tampone, quindi pensare di essere fisicamente pronti tra così pochi giorni...
E’ una domanda difficile. Va detto comunque che le attenzioni che vengono rivolte ai calciatori, almeno in serie C, non tolgono risorse sanitarie ai cittadini comuni. La Lega Pro, proprio per evitare di gravare sul sistema sanitario nazionale, ha proposto una convenzione con strutture apposite individuate dal Ministero – i laboratori Federlab, ndr – che assicurano buoni risultati a livello di tempistica. Strutture dedicate, che non pesano quindi sulle richieste della popolazione.
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