Il problema dei 6700 e un nuovo corto circuito

Stadio La questione dell’ampliamento del Sinigaglia rischia di avere un significato diverso e più importante rispetto al semplice ingranaggio bloccato

Como ci ricasca. Del resto è difficile cambiare pelle. La questione dell’ampliamento del Sinigaglia rischia di avere un significato diverso e più importante rispetto al semplice ingranaggio bloccato dalle carte bollate. Per avere l’ampliamento a 6700, che sembrava una formalità, se non per il Cagliari, almeno per il Brescia e che invece non ci sarà né per il SudTirol, né per la Spal, pare che adesso ci si sia arenati su una crono tabella di lavori futuri che dovrebbe essere compilata da Como, tra l’altro non si capisce bene perché. Ma al di là di questo, della necessità o meno di produrre questo documento, se volete ascoltare un amico (eufemismo) vi diciamo che su questa buccia di banana dell’ampliamento che non arriva, rischia di scivolare tutto il piano del rapporto tra Como squadra e Como istituzionale. Ci sono differenze di vedute tra la maniera di risolvere il problema delle rete idrica (costo 500mila euro), e la sensazione è che non c sia ancora un tavolo veramente operativo ed elastico dove discutere la situazione. Insomma, il percepito è che in altre città, sempre e comunque certi problemi vengano risolti velocemente con la netta volontà di tutti, mentre qui una sola pianta che oscura una telecamera è una scusa per non fare nulla.

Il problema dei 6700 è importante per avere una disponibilità di biglietti superiore e più comoda nelle operazioni di acquisto, ma una questione piccolissima rispetto alle future discussioni sull’impianto da rifare. Al di là dei discorsi, non si è ancora entrati in una fase operativa. Mentre in altre città il Comune paga persino i led chiesti dalla Lega di B.

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