Il segno di “Zorro” Ioannou
«A Como abbiamo un progetto»

Il personaggio: «Ora tutti mi chiamano così o Batman. Convinto da Wise perché questo club ha una direzione. Mi trovo benissimo. Il gol? Importante per la squadra»

È tornato a cavalcare sulla fascia sinistra. E per chi non se ne fosse accorto, ci ha messo la firma con un gol, quello decisivo a Frosinone. Nikolas Ioannou, ripresosi dall’infortunio (frattura al setto nasale con il Cittadella), ha ricominciato a giocare titolare dopo il ballottaggio con Cagnano: «Sì ma sono soddisfatto del mio minutaggio. Con Cagnano siamo amici, è un ottimo elemento, il mister decide chi è più in forma. Io intanto sono guarito dalla frattura al setto nasale».

Frattura

Guarito, ma intanto quasi tre mesi dopo, porta ancora la maschera sul campo: «Sì, più per protezione. Ho paura che se prendo una pallonata possa farmi male. Fra un po’ la mollerò. Anche se ci ho preso gusto, non mi dà più fastidio e gli amici ci scherzano su». Infatti l’esultanza è stata dedicata alla maschera: l’ha tolta, brandita come un trofeo, poi messa di nuovo: «Sì, perché ormai gli amici e i compagni mi chiamano Zorro o Batman. Un segno distintivo. Così ho pensato di mostrarla dopo il gol». Un gol importante: «Non ne segno molti, ma questo è stato importante perché il primo in Italia e poi ha fatto vincere la squadra».

I tifosi lo apprezzano. Questo ragazzone dalla storia particolare, ogni tanto cavalca sulla sinistra coast to coast, e una sua discesa contro il Lecce ha fatto ricordare quelle dell’idolo Music della A di Preziosi. Suo papà ha fatto più di 50 presenze nella nazionale Cipriota, il padre è stato il suo ispiratore e non solo per il numero 44 (il 4 era il numero del genitore), ed è per questo che da poco più che bambino era partito per l’Inghilterra, per andare nel settore giovanile del Manchester United. «Una scelta di vita. Volevo diventare calciatore, e una chiamata del genere non si può scartarla. Forse per i miei è stata dura vedermi andare via, ma sono stati sei anni splendidi, in uno dei club più belli del mondo, dove ho imparato tanto». Tornato in Patria, ha giocato le Coppe Europee nell’Apoel ed è diventato pedina fissa della Nazionale: «E’ stata un’altra esperienza importante, perché ho giocato il calcio internazionale confrontandomi con tanti campioni. Così poi ho avuto l’opportunità di giocare nel Nottingham». Poi, dopo il Salonicco, la chiamata del Como: «E’ stata una chiamata eccitante. Mi ricordo una telefonata con Wise in cui mi spiegava il progetto. Mi sono convinto. La cosa più bella è che il Como ha un progetto, ha una direzione e questo per un giocatore rappresenta un grosso stimolo».

Esperienza

Nel Como di trova benissmo: «Bellissima la città, poi sono vicine Milano e Lugano dove spesso vado con mia moglie. Il calcio italiano è tatticamente più attento rispetto ai campionati dove ho giocato io e questo rappresenta un altro step di crescita. Dopo la vittoria a Frosinone siamo tutti molto motivati». Il suo hobby? «Il padel, per il resto conduco una vita tranquilla gustandomi questa bella esperienza». Già la maschera Como: la direzione è quella giusta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA