La voce della serie B: «Il “mio” Como? Possibile sorpresa»

Ormai il pubblico di Como ha cominciato a conoscerlo: è il volto di Sky (anche) per la serie B, è stato uno dei volti di Como tv. E qualcuno lo conosce ancora meglio: i suoi compagni di giochi, di scuola o di tempo libero, visto che è comasco di San Fermo. Marco Demicheli, quando ha presentato la serata dei calendari a Villa Olmo si sarà sentito sulla luna: in un posto così suggestivo della sua città, chiamato a introdurre il campionato del “suo” Como, da volto tv. E dunque, chi c’è meglio di lui per fare quattro chiacchiere sul campionato? E non solo...

Marco Demicheli: giornalista perché...?

Perché già da scolaro alle medie mi ritrovai a scrivere le cronache delle gare delle corse studentesche. E poi, per divertimento, anche le cronache delle partite di calcio che giocavamo quando ero al Giovio. Poi ho fatto lingue all’università e l’idea di fare il giornalista mi era un po’ passata. Mi sembrava una cosa irraggiungibile.

Ma?

Ma un giorno, dopo la laurea, mentre ero in macchina con mio padre, sentimmo una pubblicità di un Master di giornalismo. Lui mi disse: perché non lo fai? Ma và, risposi. Invece lo feci, andai a fare uno stage a Sky, lavorai per un sito, venni chiamato da Como tv e infine sono tornato a Sky che mi ha rivoluto per fare la B e il calcio mercato.

Tifoso del Como?

Io ero appassionato di calcio, tanto. Forse il sogno di fare il giornalista è nato quando ho capito, come tanti, che non avrei fatto il calciatore. Per restare attaccato a quel mondo in altra veste. Dunque, da appassionato di calcio, sono andato a vedere il Como. Forse la prima partita è stato un Como-Venezia, in B, ma ero piccolissimo. Poi ricordo un Como-Fiorentina di Coppa Italia e un Como-Palazzolo in D. Ma dire che ero tifoso, è esagerato.

Eppure poi ti sei ritrovato a lavorare nel Como.

Ero un volto di Sky, di Como... Mi hanno chiamato ed è stato bello vedere da vicino questa società sicuramente particolare e importante.

Come segui la B?

Non sono uno che ha inseguito le telecronache. Mi piace più la figura del mezzo busto in studio, oppure da inviato sui campi di allenamento. Oggi (ieri, ndr) ero a Mozzate per una diretta per Sky sul Como: abbiamo sentito Fabregas, Longo, Cutrone.

Che campionato è?

C’è chi dice che sia meno difficile rispetto a quello dello scorso anno, ma io non credo. Non abbiamo ancora visto tutto. Lo scorso anno a quest’ora il Brescia era terzo... Dobbiamo ancora capire. Diciamo che Parma, Venezia e Palermo in questo momento sono le più forti. Ma io credo molto anche nella Cremonese, perché ha una rosa incredibile, ha gente che ha fatto la serie A e un Coda che è specialista delle promozioni.

E il Como?

La serie B ha sempre una sorpresa. Una squadra non è contemplata tra le protagoniste, e che poi si infila tra le prime. Il Como secondo me potrebbe recitare questo ruolo. Ha una buona rosa, alternative di livello in ogni ruolo, giocatori come Baselli che sono un po’ in seconda fila per vari motivi, ma che hanno decine e decine di presenze in serie A e diranno la loro. Sì, vedo il Como protagonista. In fondo, lo ha confermato anche la partita con la Cremonese. L’obiettivo playoff è credibile.

Tu che giri il mondo della B, che idea si sono fatti in giro del Como? All’inizio, quando si parlò di una società indonesiana, c’era chi prevedeva i libri in tribunale...

Il Como ha pagato anni di basso profilo, di palcoscenici lontani dai lustrini, di società dallo scarso potenziale. E poi i fallimenti e tutto quello che sapete. Facile associare il Como a una idea di inaffidabilità. Beh, adesso il panorama è cambiato. Il Como ha ripreso credibilità. Anche troppo, perché ormai appena si parla del Como gli addetti ai lavori la definiscono come la proprietà più ricca al mondo. Che farebbe pensare a una filosofia del “tutto e subito” che non appartiene a questa società. Ma aver recuperato credibilità nel mondo del calcio è già un traguardo molto importante.

E come vedi, essendo uno di Como, il rapporto con la città? Insomma, questa storia avrà un lieto fine?

Partiamo dai piccoli, ma importanti passi. Questa società ha ottenuto una credibilità anche in città perché ha fatto cose importanti dentro e fuori dal campo. Questo è importante. Certo servirà trovare una quadra sullo stadio, perché poi nell’angolino c’è sempre il pericolo che alla lunga una società così ambiziosa che non si vede corrisposta, oppure che trova ostacoli, possa rompersi le scatole.

Qual è a squadra che gioca meglio?

Direi il Parma che ha lavorato molto bene sui giovani, e ha sviluppato il lavoro che ha seminato l’anno scorso.

Chi sono i tre giocatori per i quali vale la pena spendere il soldi del biglietto?

Denis Man del Parma quando è in giornata è inarrestabile; Joel Pojhanpalo del Venezia, che è anche un bel personaggio fuori dal campo; e poi metto Moutir Chajia che sa fare cose notevoli.

Chi è stato il tuo modello di giornalista sportivo che ti ha ispirato da ragazzo?

Si chiama Marco Cattaneo e lo vedevo in una trasmissione di calcio per ragazzi su Disney Channel, Quasi Gol. E ora me lo sono ritrovato a Sky...

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