L’urlo di Vignali tranquillizza il Como: «Siamo una squadra da alta classifica»

Calcio Con il ritorno del difensore, riecco anche uno dei riti portafortuna della squadra: «Sono rimasti gli stessi, con un anno in più d’esperienza e con compagni nuovi tutti forti»

Un desiderio reciproco di tornare insieme. Il Como ha rivoluto Luca Vignali e lui aveva messo il Como come prima scelta, «se avessi dovuto lasciare la mia città».

Già, perché per Vignali questo passo non è soltanto un cambio di maglia. Lui è di La Spezia, e dallo Spezia prima di ora non si era mai definitivamente allontanato. Cresciuto nel vivaio di casa, è poi rimasto sempre lì, in B poi in A. E prima del prestito a Como c’erano stati solo sei mesi, sempre in prestito, alla Reggiana.

«La mia stagione migliore»

A ventisei anni, ora, questa svolta. Tre anni di contratto nel Como, la squadra dove, dice Luca, «ho giocato la mia stagione migliore». E anche questo, soprattutto questo, è stato uno dei motivi che lo hanno riportato qui. «Non è stata una scelta difficile, anche se lasciare per sempre la squadra della mia città non è un passaggio come un altro, ovvio. Ma è una storia finita bene, e ora ne ricomincia un’altra che in fondo non si è mai interrotta».

E lo si è visto già anche domenica, in campo appena arrivato, si è trovato a meraviglia con tutti. Vignali riparte dunque dal suo anno migliore, «sì, perché è stato un anno di crescita, lo dicono anche i numeri, i gol, gli assist...».

E queste sue caratteristiche più offensive sono quello su cui lui si sente di essere maturato. «Certamente sì, inizialmente ero un terzino essenzialmente difensivo, con il tempo ho preso più confidenza con un ruolo un po’ diverso, in cui l’anno scorso sono riuscito a trovare più continuità».

Ed è anche per questo che il Como lo ha rivoluto, la sua duttilità può essere utilissima anche con un cambio di modulo, come pedina esterna di una linea mediana a cinque. «Del resto, qualche volta è stato così anche l’anno scorso. Cerco di adattarmi, e quando ci si trova bene, come mi trovo qui, quando si gioca con la serenità mentale che c’è in questo gruppo, tutto riesce meglio».

E non si è spaventato, non ha certamente cambiato idea, quando dalla panchina dello Spezia ha assistito alla goleada subita dal Como in Coppa Italia... «Certo che no, le prime partite sono comunque particolari, e poi io questa squadra la conosco bene, figuriamoci...».

A Como non ha ritrovato solo tanti compagni, «ma ho ritrovato anche, in campo, la stessa impronta, la stessa voglia di restare sempre dentro la partita. I due primi pareggi sono stati risultati anche un po’ sfortunati, la squadra ha dimostrato compattezza e capacità. L’insegnamento che ci possono dare queste prime gare è quello di dare qualcosa in più nella fase finale della partita, di metterci ancora più attenzione, ma l’approccio giusto alla gara si è già visto bene».

«Da qui a tre anni...»

Lunedì c’è il Brescia, e proprio a Brescia, l’anno scorso, è nato per scherzo un rito, «che, a parte alle mie corde vocali, fa bene a tutti». Un urlo di incitamento prima dell’ingresso in campo, il suo urlo, con tutta la squadra riunita. «L’ho già rifatto a Pisa domenica. È la nostra tradizione, l’anno scorso ci ha portato fortuna e non abbiamo più smesso. Dove possiamo arrivare? Siamo gli stessi, tutti con un anno di esperienza in più, e con compagni nuovi tutti forti, possiamo essere da alta classifica. Ho firmato per tre anni, il pensiero a quello che potrebbe accadere in questo periodo è più di una speranza».

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