«Nash e Fabregas sono stati la spinta. E che bravi i tifosi»

Gabrielloni, attaccante del Como: «Negli States è piaciuto il nostro calcio. Bello vedere Cesc allenatore»

Un’esperienza che ha lasciato il segno, quella del Como negli Stati Uniti. Chi c’è stato non la dimenticherà, come del resto a Raleigh e dintorni, la cittadina del North Carolina che ha ospitato il Tst tournament la settimana scorsa, in tanti si ricorderanno del Como. Tifandolo da lontano o magari venendo prima o poi a vederlo dal vivo.

Il gruppo è rientrato ieri, adesso cominciano davvero le vacanze. E questa estate ci sarà anche questa esperienza da raccontare agli amici. Come di sicuro farà Alessandro Gabrielloni, che in queste giornate americane si è divertito moltissimo.

Ale, raccontaci. Da qui abbiamo visto tanto entusiasmo intorno a voi, intorno ai colori del Como.

Un’esperienza bellissima. Io ero partito, sinceramente, prendendola come una vacanza, non avevo molte aspettative. Invece dico già che si dovesse rifare l’anno prossimo voglio ritornarci, mi ricandido. E una delle cose più belle è stato proprio vedere la differenza della simpatia e del tifo per noi, tra l’inizio e la fine, partita dopo partita.

Che cosa, secondo te, ha fatto crescere questo entusiasmo intorno al Como?

Beh, inizialmente credo la presenza di personaggi popolarissimi come Steve Nash e Cesc Fabregas. Quindi c’era curiosità. Poi è piaciuto il nostro calcio, in America hanno una mentalità totalmente diversa, loro vedono più l’aspetto dello spettacolo. Sono stati molto bravi anche i tifosi a coinvolgere il pubblico, è stato veramente tutto bello.

A proposito di Nash, per te che sei grande appassionato di basket sarà stata un’esperienza ancora più emozionante...

L’idea di giocarci insieme è stato uno dei motivi per cui ci tenevo ad andare, è stato bellissimo conoscerlo. Poi abbiamo incontrato Chris Paul, suo figlio era in curva con la sciarpa del Como, incredibile. E abbiamo visitato il college dove ha giocato Michael Jordan, altra bellissima esperienza.

E Fabregas come allenatore, che esperienza è stata?

Beh, un po’ eravamo abituati a vederlo dare consigli già durante l’anno. È stato bello vederlo in questa veste, spero davvero che possa avere una bella carriera anche da allenatore, credo che questa esperienza lo abbia ancora più convinto a scegliere definitivamente questa strada.

Una cosa nuova anche giocare contro una squadra femminile...

Io quella partita non l’ho giocata, ma sono rimasto colpito dal livello alto, non me l’aspettavo. Loro erano tutte professioniste o ex professioniste, ma davvero brave. È stato divertente incontrarle. Noi comunque avevamo in gruppo anche Giulia Pozzoli, quindi abbiamo conosciuto più da vicino anche questa realtà.

La cosa che più ti è piaciuta di questa esperienza?

Il gruppo che abbiamo creato, tutti uniti, ci siamo divertiti tanto. E credo che tutto questo sia stato molto utile per i ragazzi più giovani, per farli crescere. È stato bello e giusto dare più spazio a loro, sono felice di aver fatto un po’ da chioccia. Abbiamo condiviso momenti molto belli, ci sono poche occasioni per stare insieme tra prima squadra e giovani, ed è stato utile per tutti.

Che ambiente avete trovato fuori dal campo?

Giocando due volte al giorno c’era poco tempo libero. E sinceramente c’era anche poco da fare. La cittadina che ci ospitava, Raleigh, è molto tranquilla, molto verde, ma poco da vedere. È stato bello però passeggiare e incontrare i nostri tifosi.

Peccato non aver vinto...

E sì, perché tra l’altro con questo strano regolamento siamo stati eliminati senza aver mai perso una partita. Giocare a sette è una cosa totalmente diversa, e sì, non era un torneo di livello altissimo ma nemmeno così facile, non era solo show. Pazienza, resta un’esperienza bellissima. E anche se comincio a riposarmi solo da oggi, valeva la pena di esserci. In un certo senso è stata una bella vacanza anche questa.

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